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A che gioco non giochiamo?

  • 19 febbraio 2007

Il polacco Matusiak in tribuna o l’ingresso negli ultimi cinque minuti di gioco di Giacomazzi? Da dove partiamo? In una squadra che è l’ombra di quella che nel girone d’andata ha conquistato gli onori delle cronache per il gioco ed i punti accumulati, Guidolin mette del suo per rendere ancora più amara la giornata ai fan rosa. Non ci aspettavamo una scelta tecnica così drastica da parte del tecnico, e cioè di spedire il centravanti della nazionale polacca in tribuna, anche e soprattutto in considerazione della mancanza di attaccanti nella rosa attuale. Ma le mirabilie offerte dal tecnico contro il Chiedo (Palermo-Chievo 1-1, quinta giornata di ritorno) dovevano ancora venire. Non vogliamo passare per presuntuosi ma, conoscendo a memoria che le squadre di Del Neri schierano un modulo fisso 4-4-2, non abbiamo compreso le scelte tattiche del tecnico di Castelfranco Veneto e cioè schierare un 5-3-2 che, al di là dei numeri, presentava una difesa timorosa con Cassani, Zaccardo e Biava a lottare contro un’unica punta (Bogdani) e Diana chiamato ad un super lavoro in fase di spinta ma soprattutto in fase difensiva su Semioli. Stendiamo un velo pietoso su Ciro Capuano e sulla prestazione offerta e cerchiamo di credere che tutto dipenda da una condizione fisica approssimativa.

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Passando in rassegna l’altro reparto, il centrocampo, Corini- Simplicio e Tedesco a pestarsi i piedi e senza alcuna voglia di giocare palla a terra e sovrastati dal pressing spietato del Chievo. Prevedibilità nel gioco e noia nell’insieme con lancio lungo alla ricerca dell’airone (che abbiamo avuto modo di sottolineare, non è Amauri) e davvero tanta approssimazione. La condizione atletica è davvero preoccupante e la confusione sembra davvero regnare sovrana. Non si può più spiegare una flessione di tale portata ed a questo punto ci sembra inutile arrampicarsi sugli specchi. Il Palermo si è afflosciato, tecnico e preparatori atletici debbono delle spiegazioni e dovrebbero guardarsi dal tirare in ballo il pubblico ed implorarne l’appoggio, non possono pretendere l’impossibile. Chi paga ha sempre ragione e se non approva ha tutto il diritto di dimostrarlo. Cosa vogliamo fare: un decreto anti-fischio? Dopo tutte le restrizioni che subisce la parte sana del tifo, vogliamo anche togliere il diritto a dissentire in maniera civile da quello che vede in 90 minuti di gioco? Ci dispiace, ma a questo punto esigiamo sapere quale tipo di preparazione questa squadra ha fatto e se ci sono delle responsabilità, è bene non ricercarle tra il pubblico. Se i nuovi acquisti vengono fatti entrare agli ultimi minuti di gioco, a mo’ di sbeffeggiamento nei confronti del pubblico, è colpa di chi fischia?

Se la squadra rosa non costruisce una sola azione degna di nota è colpa del pubblico che dissente? Smettiamola e siamo seri. Usciamo da quel guscio protettivo che si chiama “pressione del pubblico” e diciamo quello che realmente sta accadendo al Palermo, ivi comprese certe scelte scellerate di natura tattica e tecnica. L’umiltà è la migliore dote di una squadra e su questo siamo d’accordo con Guidolin ma non si può predicare bene e razzolare male. In questo momento Guidolin è confuso ma se non si sbilancia ed ha l’umiltà di uscire allo scoperto, indicando quali sono i reali problemi, non lo sapremo mai. A questo punto c’interroghiamo sul perché siamo usciti dalle coppe e che senso ha avuto buttarsi solo sul campionato. Che senso avevano quelle frasi del tipo “vorrei avere a disposizione la squadra per l’intera settimana” o “con certi ritmi non riusciamo a lavorare sulla parte tattica”. Adesso che le settimane sono intere e si va indietro come i gamberi, di chi è la colpa? Un buon tecnico, che stimiamo per serietà e professionalità, deve avere il coraggio di cambiare uomini e tattica perché se il Palermo non tira in porta un motivo ci sarà e se qualcuno, fosse anche un big, non si regge in piedi, si butti dentro una faccia nuova senza guardare allo stato di nascita o da quanto tempo indossa la maglia rosa. Se non si è in grado di farlo, amici come prima.

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