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Ai Chiavettieri con un machete: se Palermo sprofonda

Una città con mille bellezze, una città con mille problematiche: in una notte Palermo si è trasformata in un incubo senza speranze, e chi la ama non riesce ad accettarlo

  • 9 novembre 2015

Palermo ha mille sfumature, mille volti, mille colori. Di giorno è tutto verde come la verdura di stagione che compri in uno dei tanti mercati, giallo come il sole che invade la città, celeste come il cielo limpido che ci accompagna fino a metà pomeriggio, oppure rosa e nero, i colori del Palermo Calcio. Ma la nostra città è ancor più bella di notte, quando la città è tanto silenziosa che si può sentire benissimo l’acqua della fontana di Piazza Pretoria sin dall’inizio del Cassaro.

Le luci dei lampioni fanno risplendere i colori degli edifici o i volti delle tante statue che ci fanno compagnia lungo la nostra passeggiata. Ma, quando meno te lo aspetti, anche un piccolo episodio può far sì che tutto si colori di rosso come il sangue e nero come la paura. La bellezza svanisce.

Venerdì sera ho notato un ragazzino girare intorno alla mia macchina, appoggiarsi ad essa. Poi ha estratto un cacciavite dal giubbotto e ha cercato di aprila. Sono riuscita ad evitarlo. Ho camminato a passo svelto verso di lui e ho iniziato a gridare, non avevo altre alternative. Chiamare aiuto? Non c’era nessuno per strada, nonostante nella stessa abiti un magistrato.

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A distanza di ventiquattro ore: maxi-rissa, machete, vandalismo. E la movida diventa inferno. Via dei Chiavettieri si è trasformata in una favelas, un termine più che azzeccato usato in rete per definire tutto ciò.

Io amo la nostra città. Sono sempre stata una di quelle persone che sostenevano che Palermo è una città tranquilla, in fin dei conti. Che se esci fuori dai confini della nostra isola ci sono città molto più pericolose dove non ti puoi permettere di mettere piede fuori casa da solo.

Ad esempio, in America la gente ha il porto d'armi e se incontri un pazzo può anche spararti. Eppure oggi io non vedo alcuna differenza con un paese del genere. Sabato sera qualcuno è rimasto ferito, dal machete o da una bottiglia di birra; venerdì sera poteva succedere a me: il ragazzino poteva reagire e non scappare.

Rifletto sull'episodio dell'auto: rivolgersi alla polizia? Inutile. Nel nostro quartiere troppe volte abbiamo segnalato il furto di diverse macchine e mai niente si è risolto. O forse sì. Se ti rubano la macchina, succede che devi pagare per riaverla.

Io ancora quella macchina la pago, a rate, e devo pagare pure un terzo per riaverla. E le istituzioni dove sono? A cosa servono, allora? L'episodio dell'auto non è il primo e non è l'unico. L'episodio dei Chiavettieri non è il primo e non sarà l'ultimo nella nostra città, specialmente il sabato sera.

E allora? Allora occorrono maggiori controlli nelle nostre strade. Mi accontenterei vedere un poliziotto, in borghese o no, in ogni angolo di strada o seduto accanto a me al tavolino di un locale, piuttosto che camminare o mettere piede fuori casa, da sola o in compagnia, con la paura che un singolo individuo possa fare del male, a me e chi mi sta attorno.

La sicurezza del cittadino viene prima di ogni altra cosa e ciò mi sembra anche un diritto. E invece, dopo l'accaduto sento solo dire "Qui non si può stare", "dobbiamo andare via".
No. Non è il comportamento corretto.

Sono loro, sono i delinquenti, i malfattori, i ladri, il bullo di turno, gli amministratori e tutti coloro che non sanno gestire e non sanno vedere ciò che non va a Palermo che dovrebbero andare via. Non noi, che ancora vediamo quella bellezza e quella felicità che renderebbe unica la nostra città.

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