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Camilleri e Battiato: "Adesso ripartiamo dalla Cultura"

Tra parole date e promesse fatte in campagna elettorale, Andrea Camilleri e Franco Battiato parlano della cultura come trampolino di (ri)lancio del paese

  • 20 febbraio 2013

Se provassimo ad andare indietro nel tempo e cercassimo di capire l’origine dei fenomeni, molte delle nostre risposte risiederebbero nell’antica Grecia. L'uomo è per natura un animale politico diceva Aristotele e così, ad oggi, continuiamo a credere. Perché in fondo, la politica è la ragion d’essere d’ogni nazione. Non una politica qualsiasi, ma la politica nel senso atavico del termine, quella legata alla parola “polis” che in greco significa città, comunità dei cittadini. Una politica, dunque, che sia forza motrice per l’amministrazione del bene comune, in ogni sua declinazione.

E in piena bagarre elettorale, tra parole date e promesse infuse di grande speranza, c’è chi prova ad accennare una timida proposta. Si tratta dello scrittore siciliano Andrea Camilleri che, in una lettera aperta scritta per La Stampa, vuole azzardare una richiesta. In questo oceano di promesse che da lì a pochi istanti dalla vittoria del nuovo governo sono destinate a naufragare, perché non ritagliare uno spazio per la cultura? Perché qualcuno, non prende - e mantiene, lontano dall’istinto tipico del “marinaio” - l’impegno di occuparsi della lettura?

Sembra quasi naturale che uno dei più alti esponenti della letteratura italiana, orgoglio siciliano che sconfina oltre lo stretto, si erga a portavoce di un messaggio di cultura. Che il suo sia un invito - magari una speranza - a generare conoscenza? Conoscenza come cultura, cultura come unità di misura per la civiltà di un popolo. In fondo, il maestro Camilleri con i suoi racconti è stato condottiero delle migliori navi, quelle che viaggiano nei mari dell’immaginazione. E, al pari di un viaggio, solo chi legge può conoscere mondi nuovi. Leggere è semplicemente meno costoso e se la fantasia lo consente, il risultato e l’accrescimento personale non cambiano.

Bisognerebbe far capire ai politici che la lettura non è né un passatempo né un fenomeno di nicchia - scrive Camilleri -. Bisognerebbe far capire che andare a teatro o leggere un libro non è un passatempo: in realtà è anche un passatempo se vogliamo, ma è anche qualche cosa di più, cioè a dire un crescere da uomini, da cittadini, un capire il mondo, un conoscere l’infinita quantità di cose che ignoriamo, cioè un continuo arricchimento. Le nazioni dove più si legge sono le nazioni più civili. Se dovessi aggiungere una mia proposta, consiglierei di regalare a ogni famiglia italiana dei libri.

Lo scrittore originario di Porto Empedocle immagina un mondo solleticato da una continua curiosità, quella che non ghettizza il libro ai soli fruitori colti. Tutt’altro. Il suo auspicio è che un libro, e poi un altro, e un altro, e un altro ancora, sia presente nelle case di ognuno. E se questo non fosse possibile, magari aprendo più biblioteche, così da non far nascondere tutti dietro la scusa dei prezzi troppo esosi. Il libro va trattato come un oggetto di consumo, perché lo è, solo che è un oggetto di consumo che costa poco ed è di un valore immenso. Prosegue Camilleri, credendo fermamente che solo attraverso la sublimazione al rango del quotidiano, il libro possa diventare strumento per soddisfare, accrescere, tramandare, alimentare la tua curiosità.

E a proposito di cultura si è espresso anche il neo assessore al Turismo del Governo Crocetta. Ma Franco Battiato non ha parlato di una cultura qualunque, ma della cultura che possa essere intesa in tutta la sua essenza, a trecentosessanta gradi. «Sono un artista e per questo godo di maggiore credibilità - ha detto il cantautore catanese -. Intendo fare in Sicilia cultura con la “C” maiuscola perché quando la gente l'assaggerà non potrà più farne a meno». E anche il suo sembra un monito per il nuovo governo. «La politica ha fatto altro. Adesso serve buona volontà per ricominciare». E noi ce lo auguriamo.

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