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Chiude il Grand Hotel delle Palme, una città che cambia

Dopo le recenti chiusure di De Magistris Bellotti e Flaccovio, adesso è la volta dello storico Grand Hotel delle Palme, che rappresenta il volto di una città che cambia

  • 29 novembre 2013

Mentre la conferma dell'apertura di un megastore Ikea a Palermo ha saputo attirare su di sé una grandissima attenzione, non si può dire lo stesso per la chiusura del Grand Hotel delle Palme di via Roma, altra attività storica che si aggiunge alla sfortunata serie di quante hanno chiuso i battenti negli ultimi anni.
De Magistris Bellotti e Flaccovio sono soltanto due esempi e, andando ancora più indietro, si possono ricordare anche Spatafora e Miraglia, insegne e vetrine che hanno segnato periodi diversi, ma rimaste impresse nella memoria come parte integrante del paesaggio urbano.
Silenziosamente, quasi con un'eleganza di altri tempi, le porte del Grand Hotel et des Palmes, che venne costruito per iniziativa della famiglia Ingham - Whitaker nel 1874, si preparano quindi per chiudere. Nato come residenza privata, quello che era Palazzo Ingham divenne un hotel di lusso all'inizio del 1900, un vero e proprio simbolo della Belle Époque.
Pezzi di storia sono stati scritti in queste sale imponenti, dove nel 1882 Francesco Crispi impartiva lezioni di politica; famosa anche una cena da 12 portate servita all'ex presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando. Lo stesso edificio, nel 1957, ha ospitato l'ultimo summit tra i capi di Cosa nostra e i boss della mafia americana.
Le motivazioni della chiusura dell'albergo sono facili da intuire: performance non soddisfacenti, pochi ospiti, una struttura che necessità di interventi costosi. Non c'è soltanto la chiusura di un'attività storica, bensì il volto di una città che cambia, ci sono la storia del "salotto" di Palermo e del suo "centro" che perdono pezzi, nell'ambito di una rivoluzione che porta l'economia (e gli acquirenti) sempre più verso le periferie, nei grandi centri commerciali. Ed ecco allora che la classica passeggiata in via Ruggero Settimo della domenica si è spostata nelle gallerie al chiuso, ecco che di negozi, in via Roma, non ce ne sono quasi più.
Identica la sorte di via Maqueda: impossibile non pensare che sia un peccato vedere una strada quasi in balìa di sé stessa, quella stessa strada su cui si aprono meraviglie come piazza Pretoria. Dove sta andando, Palermo? Se da una parte chiudono i nomi storici del commercio locale, dall'altra si moltiplicano i grandi brand e vengono aperte una serie di piccole attività dal futuro incerto (basti pensare al vero e proprio boom di negozi per la vendita di sigarette elettroniche sorti nel giro di pochissimo tempo).
Il volto di Palermo cambia, quindi, cambia la sua conformazione, come dentro un inesorabile processo che potrebbe essere identico ovunque, che procede spedito al ritmo della crisi economica, mentre a quanti osservano non resta che chiedersi a chi toccherà la prossima volta.
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