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Coldiretti: una prima vittoria contro il "mafia-business"

L'UE accoglie uno dei ricorsi di Coldiretti per annullare i marchi che speculano su nomi legati alla criminalità organizzata, danneggiando l'immagine del made in Italy

  • 1 ottobre 2016

Prima vittoria per la Coldiretti, che da anni si batte contro la diffusione dei marchi che inneggiano alla mafia, sfruttando un business che danneggia irrimediabilmente l'immagine del made in Italy.

È dal 2014 che la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell'agricoltura italiana denuncia e rende noti i più scandalosi prodotti venduti speculando su nomi legati al mondo della criminalità organizzata.

Nello specifico l'ufficio Marchi e Disegni dell'Unione Europea ha accolto il ricorso per rendere nullo il marchio "La Mafia" (contrassegno n. 5510921), utilizzato da una catena di ristoranti spagnoli.

La catena di ristorazione, che in Spagna conta circa 40 locali con oltre 400 dipendenti, accoglie i clienti in sale rivestite da murales che ritraggono gangster, coppole e lupare. E pare abbia già presentato ricorso.

Quella vinta da Coldiretti è soltanto una goccia nella guerra al vastissimo mare del mafia-business, e non riguarda soltanto i luoghi di ristorazione, ma anche prodotti commercializzati in diverse parti del mondo: dal caffè bulgaro caffè "Mafiozzo" agli snack britannici "Chilli Mafia", dalle spezie tedesche "Palermo Mafia shooting" passando per le salse "SauceMaffia" e "SauceMaffioso" scovate a Bruxelles.

Inoltre questo becero sfruttamento economico del made in Italy agevola contraffazione e falsificazione dei prodotti agroalimentari italiani, con un danno di più di 60 miliardi di euro, pari a quasi al doppio delle esportazioni.
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