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Franco Maresco racconta la passione di Letizia Battaglia

Un docufilm di Franco Maresco racconta l'esperienza, le speranze, il coraggio, le difficoltà e la passione della fotografa palermitana Letizia Battaglia

  • 10 marzo 2017

L'inconfondibile taglio di capelli e la vivacità dello sguardo che illumina il volto imponendosi sui segni del tempo, un primo piano che potrebbe inibire chiunque ma non lei, Letizia Battaglia, l'eccellente fotografa palermitana. È così che si apre il bel documentario del regista Franco Maresco "La mia Battaglia - Franco Maresco incontra Letizia Battaglia", proiettato al cinema de Seta ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo lo scorso 4 marzo.

Presenti alla proiezione sia la fotografa che il regista. Il film è stato prodotto da Lumpen in occasione della mostra "Letizia Battaglia. Per pura passione", allestita allo ZAC a Palermo e quindi al museo Maxxi di Roma, curata da Paolo Falcone. Speranza, stupore, passione, paura, coraggio e energia, tanta energia tuttora coinvolgente con grande simpatia, sebbene siano tante le primavere vissute dall'indomita Letizia.

L'energia con la quale questa piccola bella donna doveva lottare e non poco per potere fotografare sulle scene dei delitti, anche urlando talvolta, come lei ci racconta, fin quando non fu Boris Giuliano, il capo della squadra mobile di Palermo ucciso dalla mafia, a darle modo di potere svolgere il suo lavoro, un lavoro fino allora quasi esclusivamente maschile.
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Lei, la prima donna fotografa a entrare nella redazione di un giornale - il quotidiano L'Ora - e la prima a ricevere a New York nel 1985 il prestigioso “The W. Eugene Smith Award”, dedicato alla fotografia umanistica.

Un grande talento, ovunque riconosciuto, capace di cogliere e restituire l'eternità di un attimo, quell'attimo che la sua Palermo le offriva ora con l'efferatezza dei tanti morti di mafia ammazzati, ora con l'acutezza dello sguardo di una bambina con un pallone, sua nota foto, riproposta insieme a tanto altro nel documentario.

Ecco i fotografi da lei apprezzati, Sally Mann, Josef Koudelka, Diane Arbus, la bellezza delle loro foto, quella bellezza che Letizia Battaglia ha sempre inseguito - è lei a raccontarlo - con i suoi scatti.

La stessa bellezza che troviamo nel suo dichiarato stupore davanti alla definitiva immobilità dei morti, nel suo essere ammaliata dagli sguardi delle bambine dei vicoli, nella sua esperienza avuta con i matti dell'ospedale psichiatrico di via Pindemonte di Palermo.

Un incontro – intervista che è continuato dal vivo al de Seta, subito dopo il documentario, arricchito da nuove domande ad opera del giornalista Giuseppe Lo Bianco, qui rivolte anche al regista.

A chiudere la serata, come ulteriore omaggio alla fotografa, grande estimatrice dei lavori di Franco Maresco, un estratto di brevi filmati di quel mitico “Cinico TV” col quale il regista, allora insieme a Daniele Ciprì, raccontava di quella apocalittica Palermo degli ultimi, una passione che dal grottesco di quegli esordi si è trasformata nell'ironia sempre più acuta e raffinata di “Belluscone, una storia siciliana”, uno degli ultimi suoi lavori.

Un bellissimo documentario, breve ma intenso, con un'ottima colonna sonora. Una grande fotografa, la sua passione per Palermo, il suo coraggio e la sua energia, tutta femminile, capace col sorriso di incitare in sala (che sia anche un tacito rimprovero?) le coscienze a voler conoscere le tante verità della nostra terra troppo a lungo taciute. E allora, quando è che ci daremo da fare?
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