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Giornalismo: il "Premio Francese" va a Formigli e Caia

Corrado Formigli si aggiudica il "Premio Mario Francese", rilasciato dall'Ordine dei Giornalisti di Sicilia. Il premio "Giuseppe Francese" va invece a Saul Caia

  • 10 marzo 2016

L'arte del giornalismo, quello di chi spende la propria quotidianità impegnandosi in una ricerca continua e mettendo in campo strumenti, capacità e spirito critico. Ogni anno viene assegnato dall'Ordine dei Giornalisti di Sicilia un premio che riconosce alla persona selezionata qualità proprie di un vero giornalista: è il "Premio Mario Francese", intitolato al cronista giudiziario palermitano ucciso per mano della mafia, che quest'anno è stato assegnato al giornalista Corrado Formigli.

Conduttore del programma televisivo "Piazzapulita", impegnato attivamente su più fronti come cronista e sulle questioni attuali con reportage sul campo, ha ricevuto nel 1998 il "Premio Ilaria Alpi" per un documentario sulla guerra in Algeria, confermato l’anno successivo per un reportage nel Sudafrica del dopo-apartheid.

Al premio dedicato a Mario Francese è affiancato, per la sezione giornalisti emergenti, il premio intitolato al figlio Giuseppe Francese, giornalista suicidatosi dopo aver tentato di indagare sulla morte del padre: premio che quest'anno è stato assegnato al giovane siracusano Saul Caia.

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Un riconoscimento immenso, come scrive nel suo profilo Saul Caia, e un premio che ha un grosso peso che testimonia i suoi sacrifici e il suo desiderio di approfondire e raccontare nuove storie.

A lui è stata riconosciuta la capacità di sfruttare i nuovi strumenti di informazione che sfruttano il web come piattaforma di scambio e informazione, una conoscenza approfondita dei temi ambientali e l'impegno nel svelare le criticità del territorio siciliano, sua terra di origine e appartenenza.

«La criminalità e la corruzione non si combattono soltanto con i carabinieri, le persone per scegliere devono sapere, devono conoscere i fatti, allora quello che un giornalista dovrebbe fare è questo: informare». Questa la citazione che si legge nel sito di Saul Caia, una frase del giornalista Giancarlo Siani ucciso nel 1985 a Napoli dalla camorra all’età di 26 anni.

Giornalista pubblicista nato a Siracusa, svolge il suo lavoro nella Sicilia Sud Orientale ma spesso si sposta volentieri nel versante occidentale e fuori i confini dell’isola.

Impegnato in inchieste, interviste e reportage che toccano da vicino il fenomeno mafioso, Saul Caia riceve oggi un premio che nasce per omaggiare una figura rilevante nella storia della Sicilia, Mario Francese, un uomo che si è impegnato a costo della vita nel ricostruire le più complesse vicende di mafia, e il figlio, un ragazzo trentaseienne anche lui giornalista, che si era dedicato a inchieste sulla ricostruzione dell'omicidio del padre.

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