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Ignoranza e gay: Palermo e gli schiaffi omofobi

La gratuità di certi gesti non può non far riflettere. Tale accanimento è figlio di stereotipi stagnanti, di analfabetismo affettivo o di omosessualità repressa?

  • 10 agosto 2012

Quante volte siete andati alla toilette e non avete sentito, magari a causa del frastorno attorno, che qualcuno bussava alla porta per capire se fosse occupato? Immaginate di uscire da lì inconsapevoli che ci fosse qualcuno in attesa, e che quel qualcuno inizi a ricoprirvi di illazioni. Non solo. Vi schiaffeggi pure. È perchè Fulvio Boatta è gay, che non dovremmo stupirci del fatto che questa situazione si è verificata realmente giovedì 9 agosto alla Taverna Azzurra in Vucciria? È forse sufficiente? Per chi? È semplice: per chi coltiva l'ignoranza. Uno dei frutti si chiama omofobia.

Per Palermo, sotto tanti aspetti e per molti motivi, un agosto da dimenticare. E dire che, in riferimento alla presunta omofobia sicula, poi smentita, della nota guida turistica Frommer’s, Palermo aveva danzato in faccia a simili insinuazioni tra i colori di un affollatissimo Palermo Pride nel mese di giugno, in un trionfo identitario o anche semplicemente civico, e la celebrazione delle nozze gay nella chiesa Valdese a fine luglio. Per dare continuità allo slancio e non disperdere briciole di orgoglio, la comunità LGBT che ha animato queste iniziative, coadiuvata da Arcigay Palermo e Articolo Tre, si è stretta attorno al giovane Fulvio e ha organizzato un affollato flash mob sabato 11 agosto a partire dalle 22.30 a piazza Caracciolo in Vucciria.

Così racconta il protagonista della vicenda: Ero tranquillamente seduto con i miei amici che bevevo una birra; mi allontano per andare al bagno, quando un “signore” sulla sessantina (un certo “Signor” Totò) mentre esco dal bagno mi aggredisce verbalmente, chiedendomi per quale ragione non avessi risposto mentre lui bussava dietro la porta. Io ho risposto che semplicemente non lo avevo sentito bussare, la musica era ad alto volume! Faccio come per uscire dal bagno, quando mi insegue e mi comincia a dire che in realtà non avevo risposto perché speravo che lui entrasse nel bagno con me … (lui alto 1 metro “e ho tanta voglia di crescere”, con una pancia da nove mesi di gravidanza e i capelli grigio topo!). A quel punto, forse grazie alla birra, rispondo prontamente: “ovvio, con 'sta beltà che ho davanti!” Ma come gli viene in mente un pensiero simile? E aggiungo:“non sono così disperato!”. La sua risposta è stata un ceffone in pieno volto, mi ha fatto volare gli occhiali, il tipo ha iniziato a urlare che io volevo che lui entrasse in bagno con me perché sono gay... forse, penso, era lui che voleva entrare ed era indispettito perché io non lo avevo neanche notato.

Questi i fatti. Dunque possiamo far finta di non capire, ma, Fulvio è stato menato perchè gay. Il presupposto è che la violenza in nessun caso può essere legittimata. Vero. Ma la gratuità di certi gesti non può non far riflettere. Tale accanimento è figlio forse di stereotipi stagnanti, di analfabetismo affettivo o di omosessualità repressa? Se l'ignoranza sfocia a tal punto nell'aggressività com'è possibile che una legge non ne regoli la gravità? Questi son reati. Questa è illegalità, senza sfumature. E la difficoltà del risalire alle generalità del becero, omertà mafiosa. Del resto si chiama "intolleranza" uno dei contrari di "cultura". Lo schiaffo a Fulvio non è ammesso. Fulvio è gay, e non è immaginabile dargli uno schiaffo per questo. A Fulvio lo schiaffo non si dà, a maggior ragione per un motivo. Perchè Fulvio è il tipo di persona che allo schiaffo non risponde con un altro schiaffo...

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