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"Il dubbio": il libro di Nuccio Pepe solca l'Europa

Un ritrovamento d'un archivio segreto e la ricostruzione d'una vicenda ai tempi del nazismo: parte da una storia vera il libro pubblicato già in Austria e Germania

  • 18 settembre 2012

Pensate a tutto l'armamentario d'un chirurgo: bisturi, pinze e corsie d'ospedale. E ora agli strumenti e gli ambienti di uno scrittore: penna, notebook o taccuino. Sorprenderebbe pensare che medicina e letteratura possano essere alleate nella stessa missione, eppure è così. Entrambe cercano "di richiamare il bel tempo, o, se non altro, di dissimulare il cattivo: così almeno la pensava Carlo Dossi ne i "Ritratti umani dal calamajo di un medico".

Ci si aspetta da un medico-scrittore la facoltà di curare, comunque la si intenda, l'anima. Nel caso di Nuccio Pepe, medico-scrittore, l'attitudine è quella di curare la memoria, riportando alla luce storie preziose, riposte da tempo negli scaffali dell'oblio. C'è un ritrovamento alla base de "Il dubbio", il nuovo romanzo edito da Torri del vento, che segna la conquista del pubblico europeo da parte dell'autore palermitano: dall'abbattimento di una parete per dei lavori di ristrutturazione giunge inaspettata la scoperta di un piccolo archivio segreto fatto di documenti e oggetti risalenti all’epoca nazista, indizi fondamentali per ricostruire una storia fatta di dubbi e omissioni.

Partendo da un amicizia reale, quella di Pepe con David Vyssoki, psichiatra austriaco direttore di un centro di assistenza dei sopravvissuti alla Shoah, i due assemblano alcune vicende familiari e storie personali contenute nell’archivio segreto passando tra intuizioni, agghiaccianti scoperte e capovolgimenti. Il volume che ha già trovato grande diffusione, è stato presentato presso la prestigiosa Università di Vienna che ne ha acclamato la traduzione e distribuzione in Austria e Germania. Quella di Nuccio Pepe - medico all'Ospedale Civico, dove ha esercitato come chirurgo fino al 2005 e dove continua a lavorare come medico nel Reparto Hospice-Cure Palliative - è un omaggio alla speranza, come scrive Leoluca Orlando, che, da cultore di filologia tedesca, ha voluto curarne la prefazione: "La speranza che l’umanità degli uomini possa, talora e alla fine, prevalere sulla brutalità degli stessi uomini. La storia nella storia raccontata in questo libro comunica molto più e meglio di qualunque parola, anche della più drammatica delle parole del millennio passato: Olocausto”.

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