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Il Fiamma si "spegne": è l'epilogo di un cinema storico

Ancora una volta un cinema storico soccombe al bilancio e chiude i battenti, impoverendo con il vuoto generato dalla sua scomparsa la scena culturale palermitana

  • 25 luglio 2013

L'ex Cinema Fiamma a Palermo

Quanto spesso decidiamo di vedere un film al cinema? Eppure a Palermo qualcosa non torna. Sotto l'occhio attento di chi nota ogni moto che con effetto farfalla stravolge la panoramica dell'offerta dei film si presentano alcuni accadimenti che non possono che lasciare con l'amaro in bocca, come ad esempio la recentissima chiusura del cinema Fiamma.

Si tratta degli ennesimi "titoli di coda" cui il palermitano deve assistere per via delle vicissitudini di un gestore, Alessio Mangano nello specifico, che non è riuscito a riprendere, nonostante l'impegno, il rendimento negativo della sala che, sebbene un tempo fosse una delle più popolate della città, ha gradualmente visto il grafico del proprio bilancio subire un devastante crollo, diventato irreversibile dopo l'ultima stagione rivelatasi davvero nera.

«Ho gestito il cinema Fiamma per anni, ma non ce la facevo più - dice Alessio Mangano - quindi è giunto il momento di riconsegnare le chiavi al suo proprietario, mia zia, Maria Mangano. Purtroppo, se lei non dovesse trovare un nuovo imprenditore pronto a rilevarlo e a rilanciarlo questa chiusura, attualmente giustificata come "riposo", sarà definitiva.»

Ci si ferma a riflettere in particolare perché si tratta di un cinema storico, apprezzato da una buona fetta di clientela. Quando si pensa al Fiamma si pensa ad una sala che ha accompagnato generazioni di giovani e non giovani, che si erano persino abituate a darsi appuntamento nel piccolo spiazzo alberato prima di godersi un film. Eppure, oggi questo cinema segue a ruota il cinema Tiffany, l’Astoria, il Lubitsch, il Dante, l’Adams, il Ciak, il Finocchiaro e il Royal, costretti ad abbandonare le scene lo scorso anno.

Volendo analizzare il fenomeno nel dettaglio, si potrebbe attribuire la lenta agonia dei cinema storici e di nicchia alla creazione degli ormai sempre più frequentati multisala, in grado di offrire in un colpo solo la programmazione di circuiti differenti. Molti palermitani hanno additato questi ultimi come colpevoli, peraltro accogliendo con una certa insofferenza la novità che nei prossimi mesi aprirà proprio il nuovo multisala dove prima sorgeva lo stabilimento della Coca Cola; altri, tuttavia, non possono che riconoscere che il biglietto è più agevolato da sconti, offerte e promozioni.

«Dicono che i multisala siano anche convenienti, ma la verità è che io non vedo vere differenze. Quando mi si dice che sono più comode perché si mangia in sede, io rispondo che il centro città è fornito di ottime offerte per la cena, basta solo fare qualche passo in più - dice ancora Alessio Mangano - e quando mi si dice che i multisala sono più moderni, rispondo che i miei cinema sono tutti stati aggiornati, e che oltretutto vantano un'architettura migliore, quella tipica degli anni '50. I nuovi cinema hanno spesso schermi troppo grandi rispetto alle sale.»

Eppure, nonostante tutto, un importante elemento della cultura palermitana è destinato a spegnersi, a scomparire, generando un non indifferente vuoto culturale. Ci si chiede, a questo punto, se sia possibile in qualche modo preservare le altre importanti realtà di nicchia palermitane, o se si debba necessariamente assistere ad un susseguirsi desolante di saracinesche abbassate.

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