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Il mio futuro incerto: lettera di un lavoratore Almaviva

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Marco Giglio, uno dei tanti dipendenti dell'azienda Almaviva, che ha annunciato nella città di Palermo più 1.700 esuberi

  • 3 marzo 2015

Balarm riceve e pubblica la lettera del trentasettenne palermitano Marco Giglio, dipendente, insieme alla moglie Barbara, dell'azienda Almaviva, che ha annunciato 1.700 esuberi.

Ci sono giornate che ti spiazzano, periodi in cui la pioggia va a tempo con i tuoi pensieri. Mi chiamo Marco, ho 37 anni, ed anch'io sono uno di Almaviva, uno dei tanti che da qualche giorno, o forse da sempre, rischia il suo posto di lavoro, part-time.

Stamattina, mentre la seconda gioia della mia vita correva mano nella mano tra i palazzi con i mattoni a vista di Altavilla, dopo giorni di pioggia e con un sole primaverile, per un'attimo ho ignorato tutto il resto.

Mi sono detto che per quella mattina, anzi, per l'intera giornata del suo secondo compleanno, non avrei pensato ai migliaia di posti di lavoro che Palermo sta rischiando di far perdere, al posto che io e mia moglie rischiamo di perdere.

Mentre gli occhi di Giulia mi sorridevano, ho pensato che è per lei che devo mantenere la calma, per lei e Miriam, la sua sorellina più grande. Sono i miei pensieri e la mia gioia, lo ricordo ogni giorno al telefono durante le mie quattro ore.

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Lo ricordo durante gli spostamenti da pendolare per tutti i nostri cento chilometri giornalieri, mentre pago l'affitto, durante le cinquanta, sessanta chiamate gestite, durante i continui aggiornamenti, i continui target da mantenere, mentre sorrido tra qualità, cortesia, ed empatia telefonica.

Il mio lavoro è questo: rispondere all'Italia con una professionalità che undici anni fa non avevo. Undici anni di sacrifici e sogni, che un'azienda come Almaviva è riuscita a far realizzare a quasi 10.000 persone.

Doveva essere un lavoro provvisorio, ma in una Palermo che offre solo lavori in nero e sottopagati, un lavoro provvisorio diventa un'occupazione ufficiale. E provvisorio o no, Almaviva conta professionalità forse sacrificate ma che sono il vero valore aggiunto.

Palermo conta quasi quattromila dipendenti ed almeno mille lavoratori a progetto. Inoltre, facendo rapidi calcoli, almeno dieci-quindicimila persone vivono di Almaviva, ed infinita è l'economia che Almaviva fa girare.

Eppure viviamo con la paura di perdere il posto di lavoro. E il motivo è sempre quello: costate troppo. Da qualche giorno l'azienda ha comunicato il licenziamento di millesettacento colleghi nel caso in cui non sia assegnata la gara per Wind, al massimo ribasso.

Ma come si puo' competere con aziende che aprono in Albania, Tunisia, Croazia, che pagano un'operatore 3 euro l'ora quando noi ne costiamo almeno 20? È questa la qualità che vogliono dare le aziende a chi chiama numeri che possono anche essere a pagamento?

È giusto risparmiare sull'assistenza telefonica se poi il cliente deve richiamare per risolvere il problema? Noi non abbiamo nulla contro la popolazione locale, ma è giusto dare un servizio clienti che quanto meno riesca a capire la tua lingua.

Bisogna assegnare le gare con criteri diversi, far capire che non siamo lavatrici, non siamo pezzi statici. In tanti anni di esperienza abbiamo maturato conoscenze e professionalità che all'estero si sognano.

Bisogna dirlo alla gente comune, far capire che lo stipendio ce lo sudiamo su ogni punto percentuale dei committenti e che il lavoro ha dignità solo se pagato al giusto prezzo.

Bisogna ribadirlo ai committenti oppure dire ai clienti di Wind, Sky, Enel e Alitalia che l'azienda per la quale pagano un servizio non ha voglia di offrire servizi di qualità.

Ognuno di noi fa la differenza tra mediocrità ed eccellenza, dando vita al miglior servizio clienti sul mercato. Vogliamo continuare a rispondere per l'Italia, festeggiare compleanni e far correre bambini riscaldati dal sole della nostra amata Sicilia.

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