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Incendi, rifiuti e non solo: Palermo e la sua "bolla"

Assediata dal fumo di Bellolampo, dagli incendi, dall'emergenza rifiuti e dalla calura, la città sembra sospesa in una "bolla". Alla ricerca di un pò d'aria

  • 6 agosto 2012

Certo la cappa afosa e umida di "Nerone" ci mette del suo. Eppure, a voler mettere il naso fuori casa, in questi giorni di inizio agosto a Palermo, si respira davvero un'aria pesante.


La puzza, prima di ogni cosa. Sta lì, ormai sotto casa, e in agguato ad ogni angolo di strada. E come potrebbe essere diversamente, se ormai da giorni, con Bellolampo in fiamme e la raccolta in tilt, la città intera si è trasformata in discarica? Impossibile passeggiare in centro, impossibile talvolta persino aspettare un autobus senza doversi tappare naso e bocca e senza sentire bruciare la gola. Nonostante le rassicurazioni di rito, tutte le previsioni di imminente rientro alla normalità continuano a essere smentite di giorno in giorno. Mentre di giorno in giorno si moltiplicano gli impegni per il futuro (dai sistemi antincendio alla prevenzione) quando il vero problema è un presente che non riesce ad affrancarsi dal passato.

E poi la nube. Questa evanescente, impalpabile minaccia che da giorni si leva dalla collina di Bellolampo e che ancora aleggia sulle teste dei palermitani, ma che nessuno riesce a mettere a fuoco. «Mancano ancora i dati necessari a capire davvero la situazione - spiega l'assessore regionale alla salute Massimo Russo insediando mercoledì 8 agosto il tavolo tecnico sui rischi legati all'emergenza Bellolampo - quando li avremo potremo fornirli ai cittadini». E tuttavia, dati o no, c'è chi non esita a rassicurare, come il sindaco Leoluca Orlando: «Nessun allarme diossina, nessun inquinamento, ma dietro il rogo di Bellolampo ci sono interessi criminali».

E che dire della pioggia di cenere? Se ne saranno accorti in molti, non c'è dubbio. È bastata, del resto, una sola notte perchè una fuliggine scura e vagamente inquietante ricoprisse balconi, marciapiedi e tetti delle auto in sosta. Niente paura, rassicurano dai vertici dell'Amia: stavolta Bellolampo non c'entra (come se questo bastasse a rincuorare davvero) e c'entrano semmai tutti gli altri incendi che stanno divampando intorno a Palermo.

Assedio di fuoco e di fumo, appunto. Perchè a bruciare non sono solo i rifiuti della quinta vasca di Bellolampo. A bruciare sono anche le colline intorno alla città. Da Belmonte Mezzagno a Baida, sono tanti gli interventi dei vigili del fuoco nelle ultime ore. Spesso all'origine dei roghi ci sono le fiamme appiccate ai cassonetti stracolmi. Tanto per cambiare. E in qualche caso si è arrivati a dover salvare addirittura case e aziende.

Si respira aria pesante, si. E Palermo sembra, in questi giorni, più deserta e surreale che mai. Proprio adesso che dovrebbe brulicare di gente e di turisti, ed esplodere di profumi, e brillare con i suoi balconi barocchi e le sue cupole di maiolica e il suo lungomare ritrovato sotto al sole d'agosto, proprio adesso che dovrebbe aver ritrovato, finalmente, il suo nuovo respiro (quante volte lo abbiamo sentito ripetere?) Palermo boccheggia invece come moribonda.

Sospesa. Immobile dentro la sua bolla di incoerenza e di inconcretezza. Asfittica, nella sua disperata ricerca d'aria. Mentre brucia, sotterranea come i fuochi di Bellolampo, la sua voglia di futuro.
Magari fossero solo afa e fumo.

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