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"La città azolo": Piparo al Biondo con un testo di Licata

Un testo poetico e toccante sul potere che corrode: Salvo Piparo dà voce a "La città azolo" di Salvo Licata, in scena al teatro Biondo di Palermo fino al 31 maggio

  • 7 maggio 2013

Azolo, come la sabbia a spigoli vivi che trae origine dai terreni rimasti sepolti sotto una colata lavica. Azolo, come il colore grigio-nero, come la Palermo soffocata e inconsolabile, raccontata dalle parole di Salvo Licata, giornalista e drammaturgo scomparso tredici anni fa.

"La città azolo", questo il titolo del suo testo, poetico e toccante, prende nuova vita nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo, dall'8 al 31 maggio, con la voce del "cantore" Salvo Piparo, in scena insieme a Costanza Licata e alla pianista Rosemary Enea.

Due gli orari per gli spettacoli, le 17 e le 21: per conoscerli in dettaglio potete consultare il calendario eventi di Balarm. I biglietti sono acquistabili soltanto presso il botteghino del teatro: l'intero ha un costo di 12 euro, il ridotto Cral 10 euro e il ridotto per gli under trenta 6 euro.

Scritto a metà degli anni Ottanta, "La città azolo" è uno dei testi più significativi di Salvo Licata, indissolubilmente legato all'anima della città di Palermo: per portarlo sul palco, la figlia Costanza ha raccolto un testimone, trasformando in canzoni i versi del padre. Lo sfondo è l'epoca buia della guerra di mafia, di una città che soffre: dall'opera lirica, quindi, si sconfina verso la denuncia giornalistica e il reportage.

Il lavoro è nato in realtà come prologo per il Macbeth di Shakespeare, su richiesta del regista Carlo Quartucci: si tratta di un apologo su quel potere che corrode, corrompe e annienta, che stritola una città che non può fare altro che osservare quegli anni di piombo dell'onnipotenza mafiosa. Uno spettacolo breve, ma intenso, che si articola in tre parti: un'antifona in apertura, una serie di salmi e un epilogo in gloria, lungo un percorso immaginario che dovrebbe portare verso la liberazione.

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