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La mafia non è un brand: via i suoi souvenir dalle città

Parte da "Rete 100 Passi" la petizione "Io non sono mafioso", per eliminare i souvenir ispirati alla mafia, comuni in Sicilia e nel resto d'Italia e nel mondo

  • 31 agosto 2015

Si trovano ovunque in Sicilia. Dai piccoli negozi nei paesini, dalle strade principali del capoluogo a quelle delle altre grandi città, passando persino per gli autogrill. I souvenir ispirati alla mafia e al celebre film "Il Padrino" sono centinaia, legati a doppio nodo all'immagine retrograda che il mondo ha ancora oggi della regione. Eppure, potrebbero non avere lunga vita.

Sul celebre sito web Change.Org, che consente di lanciare petizioni, ne è infatti stata pubblicata una ad hoc, che al grido di "Io non sono mafioso" punta proprio a eliminare dagli shop non solo siciliani, ma di tutto il mondo, questo genere di gadget.

"Basta con prodotti e gadget che richiamando simboli di mafia diffondono la cultura dell’illegalità": questo è il nome completo della petizione, che ha un obiettivo molto forte: impedire, oltre alla vendita di prodotti e gadget ispirati alla mafia anche l’apertura di attività che faccia leva sulla criminalità organizzata per vendere i propri prodotti.

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Nata dalla volontà di "Rete 100 passi" e del suo presidente Danilo Sulis, la petizione è partita dopo il recente scandalo legato al funerale romano di Vittoria Casamonica, che ha confermato come la mafia, per certi versi, si sia trasformata in un'attrattiva, quasi in un brand nazionale.

Già alcune realtà siciliane si sono contraddistinte per il fermo no ad una tipologia di prodotti che oltre ad essere lesiva per l'immagine siciliana rasenta talvolta l'irrispettoso e il kitch: basti pensare alla Valle dei Templi, che ne ha vietato la vendita già da tempo.

Appare così chiaro come la presenza di oggetti e abbigliamento richiamanti simboli e atteggiamenti mafiosi sia avventato e triste, specie pensando alla tipologia di gadget in vendita: dalla tazza con il manico di pistola ai classici pupazzi recanti il nome "U mafiusu" e "A mafiusa", passando per i gadget con frasi ispirate alla criminalità organizzata.

Fino ad adesso, la petizione ha raccolto 5000 sostenitori, che ritengono che non sia né bello né normale favorire l'acquisto, da parte di turisti e non, di ricordi che richiamino e ostentino la mafia, dolorosa piaga che ancora oggi affligge la Sicilia.

Per quanto piccole cose, i gadget sono, come riportato anche nella pagina della petizione, un'offesa alle famiglie delle vittime di mafie, ai magistrati, alle forze dell’ordine, ai giornalisti, alle associazioni che giornalmente sono impegnate a contrastarle, oltre che strumento per la diffusione della cultura dell’illegalità.

Come già detto, inoltre, la petizione non vuole limitarsi alla Sicilia: essendo nati in ogni parte del mondo ristoranti, negozi di prodotti tipici e punti vendita innegianti alla mafia, la petizion è stata indirizzata tra gli altri al Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi e al Presidente dell'Anci Sicilia Leoluca Orlando.

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