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La Sicilia? Ah, si, la terra in cui sbarcavano gli africani

Come utilizziamo i social network? Dalle dinamiche del web più "social" la riflessione si sposta sul tema caldo dell'immigrazione e sulla Sicilia, terra di passaggio

  • 1 settembre 2013

A proposito dei social network, mi scriveva tempo fa un mio amico che aveva deciso di chiudere la sua pagina aperta su uno dei più importanti social network mondiali. Motivazione: perché stufo di leggere stupidità di ogni genere. Pagine e pagine riempite di “mi piace” ma quel che è peggio di insulse ricette culinarie e di inutili fotografie di stravaganti viaggi che raccontano di incontri più o meno interessanti.

Foto fatte ai gatti o al cane di casa portato dal veterinario o peggio di quadri orribili, inquadrati male e nella più totale sciatteria domestica e pubblicati. Quel che è peggio si lamentava dei commenti: “Anna ma è un’opera incommensurabile”, “Maria vorrei saper dipingere come te” e giù complimenti sperticati al limite del ridicolo perché la foto di quell’orribile capolavoro è alla mercé di tutti e quindi diventa facile fare dell’ironia.

Chiunque può trarre le debite conclusioni di un pastrocchio orribile, ma il destinatario non se ne preoccupa. E poi “denunce” di ogni tipo: dai parcheggiatori abusivi alle strade colme di spazzatura, per non parlare delle assenze degli automezzi pubblici e via di questo passo. "Hai perfettamente ragione", gli risposi. Caro Armando - gli scrissi - questo mezzo serve spesso per dirsi "cose" poco utili, amenità di ogni genere, per dire agli altri buon giorno, se hanno dormito bene e magari se hanno fatto “le cosine” con il proprio partner o buona notte a chi ha l’insonnia. Insomma per scrivere banalità da vergognarsi a dirle al vicino di casa.

Ma serve anche a chi, come te e me, ma anche a tantissimi altri che hanno la rabbia di assistere giorno dopo giorno a ladri che non pagheranno mai per i loro misfatti, che evadono rubando il denaro della collettività, a Governi che non sanno che pesci prendere se non dire bestialità tutto il giorno a cui non crede più nessuno, a telegiornali che disturbano il nostro desinare quotidiano con esternazioni degli insopportabili puffi di Berlusconi, alle (la notizia è di questi giorni) alleanze di sindaci nel nome di Renzi - salvatore di una patria che non c'è più - agli assalti al ministro dell'integrazione da parte di extracomunitari che in patria contavano solo per le statistiche dei morti ammazzati e adesso hanno la pretesa di venirci a dire, dopo essere stati salvati, assistiti, approssimativamente e male per la verità, cosa fare e come dobbiamo comportarci.

Io non ho dubbi che i nostri connazionali chiamati ad accudire a queste persone non facciano del loro meglio per alleviare la sofferenza che giorno dopo giorno esaspera queste migliaia di persone perché non conoscono il loro futuro, ma credo che ognuno di loro debba capire che si opera al meglio delle nostre possibilità considerata l’emergenza e con gli scarsi mezzi messi a disposizione dagli organi competenti. In questo senso il Ministero della difesa potrebbe venire in aiuto dirottando parte delle risorse destinate alle “missioni di pace” nel mondo agli immigrati.

Il diritto alla vita, è chiaro, è sancito nella carta della “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”. Il diritto internazionale prevede che sia riconosciuto il diritto di asilo, di assistenza sanitaria e le cure di pronto soccorso a qualsiasi persona, anche se clandestina, entri in qualunque paese. Bisogna che ce ne facciamo tutti una ragione, leghisti, longobardi, separatisti, italioti e immigrati di altre realtà europee di pelle bianca. Bisogna assolutamente ribadire il concetto che questo paese è stato lasciato solo dall’Unione Europea ritenendo che la questione sia italiana.

Ciò è falso perché gli immigrati - ed è bene che ce lo diciamo con chiarezza - nessuno o solo pochi vogliono restare in Italia, per loro il nostro paese è un porto di transito. Le mete ambite degli immigrati sono la Germania, la Francia, l’Inghilterra e i paesi scandinavi. Le notizie delle ultime ore che arrivano dalla Germania confermano questa assoluta voglia di considerare l’Italia solo “spiaggia” di approdo. Spero proprio che non venga ricordata, un giorno, come la terra dove sbarcavano gli africani.

Dal Blog di Francesco Scorsone

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