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La Sicilia più incantevole: le saline puntano all'Unesco

Le saline di Trapani, Paceco e Marsala si candidano per ottenere il riconoscimento Unesco, sugellando il proprio valore ambientale e implementando il turismo

  • 9 novembre 2015

È una grande fonte di orgoglio per la Sicilia poter contare su un territorio meraviglioso, ricco di fascino e storia, apprezzato e riconosciuto ovunque per le bellezze architettoniche e naturali, per il clima e le emozioni che riesce a infondere.

Innegabile la suggestività delle saline di Trapani, una prestigiosa riserva naturale della regione che, estendendosi nel territorio dei comuni di Trapani e Paceco, è conosciuta per l’esercizio dell’antica attività di estrazione del sale.

Un paesaggio mozzafiato che lascia tutti a bocca aperta quando il sole tramonta dietro le saline, sfumando il cielo in rosso e rosa, e che può a buon diritto permettersi di puntare alla candidatura Unesco, una qualifica internazionale assegnata ad aree di ecosistemi terrestri, costieri e marini per la conservazione dell’ecosistema e della sua biodiversità.

Un progetto ambizioso ma possibile che, coinvolgendo l’intero territorio, mira a costruire un brand di eccellenza, implementando i flussi turistici e intercettando nuove risorse dall’Unione Europea.

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L’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e la Fondazione Unesco Sicilia hanno attivato un confronto preliminare per valutare le condizioni e i fattori tecnico-scientifici che convalidano i requisiti del sito per avviare la candidatura.

Nell’ambito di un convegno, promosso dall’associazione Strada del Vino Erice DOC a cui hanno preso parte anche alcuni relatori esteri dell’ICCROM, lo scorso 30 ottobre è stata già discussa la proposta di candidatura.

È indubbio che la candidatura Unesco delle saline di Trapani crea una nuova opportunità di sviluppo per la Trinacria, terra di miti e leggende la cui immagine è rappresentata da Gorgone.

Una figura mitologica, i cui capelli sono serpenti intrecciati con spighe di grano, dalla quale si irradiano tre gambe piegate all'altezza del ginocchio. Delle tre gambe, che rappresentano i punti estremi dell’isola, quella di Capo Lilibeo potrebbe ben presto vantare di un riconoscimento internazionale di spessore.

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