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Occhio alle mappe stellari: i cieli dei Nebrodi sono tra i meno contaminati d'Italia

Diffuso l'Atlante Mondiale dell'Inquinamento Luminoso, che definisce i cieli italiani tra i più inquinati del pianeta, ad eccezione di poche aree come quella dei Nebrodi

  • 2 gennaio 2017

In un mondo dominato dalle tecnologie, dove ci si muove come automi con gli occhi fissi su uno schermo, spesso ci si dimentica di contemplare un cielo stellato. Ma non si tratta soltanto di una riflessione nostalgica tardo-romantica: ci sono cieli, in effetti, che risultano "oscurati".

Dati alla mano, il team internazionale di ricerca diretto dal docente di fisica e presidente dell'associazione CieloBuio, Fabio Falchi, con l'Istituto di Scienza e Tecnologia dell'Inquinamento Luminoso (Istil), ha elaborato l'Atlante Mondiale dell'Inquinamento Luminoso, pubblicato in una nuova versione in lingua italiana.

Lo studio, che si piazza tra i primi dieci pubblicati nel 2016 per rilevanza a livello mondiale, evidenzia come il fenomeno dell'inquinamento luminoso sia ormai diffuso a tali livelli da negare, in determinate aree del pianeta, la visibilità degli astri ad occhio nudo.

L'Italia (vedi mappa) purtroppo, si piazza al primo posto tra i paesi del G20 in questa classifica di certo poco edificante. In pratica si trova ricoperta da una coltre di inquinamento senza precedenti altrove nel pianeta.

A salvarsi pochissime aree, di certo non pulite, ma nelle quali ancora sia possibile ammirare la distesa stellata in condizioni metereologiche favorevoli, come l'Isola di Montecristo in Toscana, il golfo di Orosei in Sardegna, la Valle Aurina e la Val Senales in Alto Adige e, dulcis in fundo, anche nella regione dei Nebrodi, in Sicilia.
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