ATTUALITÀ
Movida: il Cga appoggia i locali, ma l'ordinanza è attiva
Il Cga accoglie il ricorso dei locali e dell'associazione Vivo Civile modificando il regolamento sulla movida notturna emanato dal Consiglio comunale di Palermo
Continua la battaglia contro il regolamento sulla movida notturna del comune di Palermo, a cui si oppongono in primo luogo i proprietari dei locali riuniti nell'associazione Vivo Civile.
Ad esprimere il proprio appoggio all'associazione è il Consiglio di Giustizia Amministrativa che, a differenza del Tar, dà ragione ai locali e pubblica un'ordinanza che modifica alcuni punti del regolamento comunale.
L'assessore alle attività produttive Giovanna Marano, per frenare la voce secondo cui ci sarebbe uno stop al regolamento sulla movida, puntualizza che la nuova ordinanza depositata dal consiglio lascerebbe sostanzialmente integra l'impostazione del regolamento sull'intrattenimento serale nei locali e si limita ad accogliere il ricorso limitatamente a due commi dell'articolo 6 sulla movida il cui testo integrale è disponibile sul sito del Comune di Palermo.
Quelli sospesi, però, sono proprio i punti dell'articolo che l'associazione Vivo Civile e i locali di cui si fa portavoce, hanno sempre criticato. In particolare si fa riferimento a quel punto dell'articolo che prevedeva che la musica dalla mezzanotte in poi, anche se prodotta all'interno del locale, non si sarebbe dovuta sentire all'esterno.
«Da oggi - continua Robotti - chiunque può fare musica all'interno del proprio locale e lasciare le porte e finestre aperte, perché il Comune non ha dato una soglia di decibel. Non è regolamentata l'emissione sonora. La soluzione sarebbe approvare il piano di zonizzazione acustica, che dice dove puoi fare, cosa puoi fare e fino a quando: regole precise».
Nessuno stop quindi all'ordinanza "anti-movida", ma un'importante modifica dell'articolo a vantaggio dei titolari dei locali mossi dalla convinzione che sia necessario perfezionare il testo emanato dal Comune. Non è il primo caso in cui l'Amministrazione si ritrova coinvolta in un tira e molla fra Tar, Cga e movimenti cittadini a causa di un piano da mettere in campo. Dovrà essere sempre un tribunale a tirare le fila del discorso per trovare una soluzione che possa soddisfare sia sul piano legale sia su quello della convinvenza civile?
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