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Nei luoghi di Peppino Impastato apre la Casa-Museo

Si inaugura a Cinisi la Casa-Museo dedicata a Peppino Impastato: l'abitazione di famiglia si prepara ad accogliere i visitatori che ogni anno ne ripercorrono la memoria

  • 25 luglio 2013

Se le case potessero parlare, ci racconterebbero tutto delle persone che le vivono. Ogni abitazione porta con sé la testimonianza di quanti hanno abitato al loro interno e in alcune circostanze varcare una soglia può anche farci conoscere personaggi che non sono più in vita, ma che hanno saputo lasciare un segno indelebile nella memoria collettiva.

Questo il caso della "Casa Memoria" di Cinisi, un tempo abitazione della famiglia Impastato e di Peppino Impastato, il giornalista e attivista ucciso dalla mafia nel 1978: adesso è diventata una Casa-Museo, che si inaugura giovedì 25 luglio alle ore 18, per accogliere i tanti visitatori che ogni anno si ritrovano in quei luoghi carichi di significati.
Un viaggio nella memoria fatto di quotidianità, con tanti materiali inediti: al primo piano della casa è stata ricostruita la stanza di Peppino, con il letto e la coperta di lana fatta a mano dalla mamma Felicia, i mobili anni Quaranta realizzati dallo zio Matteo, i suoi vinili preferiti, la macchina fotografica Zenit e la macchina da scrivere.

Musica e letture: dai dischi di Dylan, De Andrè e Tenco ai libri, "La peste" di Camus e "La scomparsa di Majorana" di Sciascia, l'ultimo ad essere sfogliato. Alle pareti, il manifesto del raduno musicale organizzato a Cinisi da Musica e Cultura nel 1977, la copia della tessera dell'Ordine dei giornalisti e la laurea ad honorem in Filosofia rilasciata dall'Università degli Studi di Palermo nel 1988. E ancora, il giradischi e la chitarra che Peppino non ha mai saputo suonare, che che prestava volentieri agli amici.
Presto sarà anche esposta la pellicola originale del film "I cento passi", uscito nel 2000 e diretto da Marco Tullio Giordana. La Casa-Museo include anche una sala lettura, un punto accoglienza, un bookshop e un'area espositiva: il restauro è stato possibile grazie al progetto "Un ponte per la memoria", sostenuto da Fondazione con il Sud e diretto da Claudio La Camera, responsabile dell’Osservatorio sulla Ndrangheta di Reggio Calabria che insieme a Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ne ha curato l’allestimento.
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