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Palermo città esemplare: per gli Usa il futuro siamo noi

Il sindaco Leoluca Orlando twitta la novità: Palermo è tra le dieci città prese ad esempio dall'accademico americano Benjamin Barber, eminente teorico politico

  • 12 maggio 2014

Mentre per le strade della città si moltiplicano le bandierine rosa-nero che celebrano l'arrivo del Palermo in serie A, giunge alle nostre orecchie una notizia interessante: lo studioso americano Benjamin Barber, noto teorico politico con all'attivo più di una decina di best seller, ha indicato Palermo come una delle dieci città modello per il futuro del mondo.

La città di Palermo e l'esperienza del sindaco Leoluca Orlando, alla sua guida, sarebbero dunque un esempio per l'uscita dalla crisi degli Stati, insieme a città del calibro di Londra, Stoccarda, Delhi, New York, Mosca, Gerusalemme, Seul, Bogotà e Wroclaw.

La notizia, twittata proprio dal sindaco Leoluca Orlando nel primo pomeriggio di domenica 11 maggio, riempe a primo acchito d'orgoglio: forse ci stiamo muovendo lungo il percorso giusto, forse stiamo andando nella giusta direzione. Di sicuro è una bella "spinta", un incoraggiamento.

Il problema è che riesce difficile crederci sul serio, quando spegnendo il computer e allontanandosi dal cinguettante social network ci si ritrova a camminare per le strade impietosamente invase dalle cartacce e dalle bandierine citate all'inizio che staccandosi vanno a morire sotto i marciapiedi in attesa che un colpo di vento le porti verso altri lidi.

Riesce ancor più difficile credere di essere un esempio a livello mondiale quando salendo a bordo della propria auto, ci si ritrova ad avere davanti due scooter che vanno di pari passo, paralleli, con a bordo uomini e donne che decretano che il centro di una strada trafficata sia il luogo giusto per scambiare quattro chiacchiere e aggiornarsi sugli ultimi eventi senza che nessuno osi disturbarli.

Diventa persino impossibile riuscire a pensare che tale affermazione non sia altro che un mero scherzo quando si riflette su eventi importanti annullati all'ultimo minuto, sulla malavita che agisce quasi alla luce del sole, quando si pensa alle incurie e ai pochi successi ottenuti con le unghia e con i denti.

Eppure non stiamo parlando di uno studioso qualsiasi: Benjamin Barber è un accademico di fama mondiale, e il suo libro "If mayor ruled the world" [tr: "Se i sindaci governassero il mondo"] parla chiaro: l'azione del sindaco Leoluca Orlando è una di quelle che is not waiting to be born but is already half-grown, waiting rather to be recognized, exploited and formalized, ovvero che non sta aspettando di nascere, ma è già parzialmente cresciuta e in attesa di essere risconosciuta e formalizzata.

Stando a quanto scritto da Barber, attualmente impegnato in un giro di conferenze negli Stati Uniti D'America per trattare della capacità innovativa dei sindaci che ha analizzato, Palermo e il suo sindaco hanno già iniziato a superare i problemi più urgenti. Sarà forse vera, allora, l'affermazione che dice che il problema non è Palermo, ma sono i palermitani, logicamente senza fare di tutta l'erba un fascio?

Il segreto, probabilmente, è il non restare in continua attesa di nuovi osservatori che ci dicano che il potenziale c'è ma che noi non lo vediamo e cominciare a darsi una mossa. Se è vero che siamo sulla strada giusta, dovremmo evitare di comportarci come spesso accade nel traffico, cercando scorciatoie e non rispettando i sensi.

Se è vero che la direzione è quella esatta, se è vero che si sta operando nel senso corretto e che per i problemi più seri c'è già almeno la parvenza di una soluzione, dovremmo valutare tutti, dal Primo Cittadino all'ultimo, la possibilità di riscoprire quel senso civico ormai sepolto da strati sempre più spessi di ma qui le cose vanno così.

Se la strada è davvero quella giusta. S'intende.

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