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Palermo piange Marco Sacchi: un grande professionista

Un tragico incidente ha coinvolto il cineoperatore Rai Marco Sacchi nel pomeriggio del mercoledì 25 maggio: una grande perdita, un uomo buono, un grande professionista

  • 26 maggio 2016

Marco Sacchi era veramente una persona buona, disponibile, un grande professionista. Con le parole di un amico, di un collega, Pippo Gigliorosso, la redazione di Balarm si unisce al dolore per la scomparsa del cineoperatore giornalistico Marco Sacchi che ha perso la vita dopo il gravissimo incidente che lo ha coinvolto in via Castelforte.

In sella ad una Vespa, quel tragico 23 maggio 1992, Marco Sacchi era lì a Capaci, pronto a documentare, con lo sgomento di chi assisteva alla scena, a quella strage che ha segnato le coscienze dei siciliani. Marco Sacchi è stato il primo a riprendere quelle immagini.

Oggi, tra il dolore e la sofferenza di chi lo conosceva, di chi con lui ha lavorato e ha condiviso la passione, l'immagine che più si ricorda è proprio quella, lui sul motore pronto a raccontare quella verità troppo sconvolgente. Una testimonianza della sua perseveranza e del suo impegno.

Considerato una colonna portante all'interno della redazione siciliana della Rai dai suoi colleghi per la sua professionalità, per la sua enorme disponibilità, oggi lascia moglie e figli.

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Un uomo che ha reso un servizio alla società, uno di quelli che nel potere della comunicazione, dell'informazione, ci ha creduto sul serio, fino all'ultimo momento, anche per questo è necessario, è un atto dovuto rendergli onore. Proprio il pomeriggio dell'incidente stava tornando a casa dopo aver montato un servizio su Montelepre.

«Marco era veramente una persona buona, disponibile, un grande professionista - dice Pippo Gigliorosso con grandissima commozione - la mia scrivania è accanto alla sua, parlavamo tra un servizio e l'altro. Marco Sacchi era un grande curioso della nostra terra, viaggiava tantissimo. Un grande amante della natura, era anche un subacqueo».

«Era contentissimo - continua l'amico e collega - quando gli davano dei servizi dal punto di vista naturalistico e provava un profondo coinvolgimento per gli eventi di Lampedusa, dove si recava spesso per fare servizi sugli sbarchi. Stava iniziando a pensare alla pensione, iniziava a fare dei progetti».

«Lui entrò in Rai quando ancora c'era la pellicola, era uno dei più "anziani". Pellicole, telecamere, digitale, ha vissuto i vari periodi della tecnologia, quando cambiano i modi di lavorare, quando cambiano i tempi. È bene che si sappia chi era quest'uomo. Il pensiero adesso va ai figli e alla moglie. Erano due persone veramente unite, uno di quegli amori che durano una vita».

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