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Posteggiatore da posto fisso: invidia e pizzo

Non lo so se la mafia dei posteggiatori è diffusa in tutte le città d’Italia ma da noi se devi calcolare il costo delle birre e quello del posteggiatore

  • 15 ottobre 2012

Esco. Stasera vado a piazza Rivoluzione. Mi va. Mi va proprio di stare fuori e scolarmi due birre. Stasera mi sento positiva. Prendo la macchina e inizio a vagare per le stradine del centro in cerca di un parcheggio. Faccio il primo giro, corso Vittorio, piazza Marina, poi Foro Italico, via Lincoln e via Garibaldi. Primo giro, niente, tutto pieno. Secondo giro, niente. Terzo giro, si avvicina un uomo con un fischietto e urla: "Che fa, devi posteggiare?". Rispondo di sì. Mi dice: "Mi dispiace, non c’è posteggio". Allora che cavolo mi dici, penso.

Faccio il quarto giro, provo in una traversa di via Roma, una stradina stretta di solito quasi disabitata, vuota per costituzione, stasera strapiena. C’è una persona che passeggia, allora chiedo: "Scusi, ha la macchina parcheggiata? Sta andando via?". Mi risponde di sì e mi sento subito sollevata. La seguo, aspetto che faccia le manovre necessarie e parcheggio al suo posto. Quando scendo dalla macchina mi ritrovo davanti un ragazzo di colore affaticato dalla corsa. Qui i posteggiatori sono solo sportivi. Li vedi sempre che corrono e urlano, ti inseguono e ti dicono: "Amico qua qua qua! Dai dai dai!".

Lo guardo e mi sorride. Mi dice subito: "Un euro, prego". Prima me ne andavo via dicendo che non avevo soldi ma da quando mi hanno aperto la macchina e rotto i finestrini mi sembra più dispendioso fare la persona civile che non paga il pizzo. Non lo so se la mafia dei posteggiatori è diffusa in tutte le città d’Italia ma da noi se vuoi uscire da casa devi calcolare il costo delle birre e quello del posteggiatore. Infatti ho pensato che a noi precari conviene un po’ di più riunirci in casa, così per risparmiare. Invece siamo sempre tutti riversi nelle strade, non dentro i locali ma fuori, a bere diciotto birre in una sera con i soldi di mamma e papà. Preferiamo passare così la serata. I posteggiatori invece sembrano persone sane, più integre rispetto a noi.

Loro non sono precari, non bevono, non sperperano i soldi dei genitori e sono fisicamente allenati. Insomma conciliano perfettamente la cura del corpo con la salute del proprio fegato. Sono simpatici, sempre sorridenti, dediti interamente al lavoro (li trovi dalle otto di mattina per strada), fieri e sicuri di fare un mestiere utile per la popolazione; per carità, brave persone, però in un mese sono trenta euro in meno nel portafogli e non per essere venale però, se decidi di cambiare locale devi pagare un altro posteggiatore e così via. L’altra sera ho fatto tre chilometri a piedi perché non avevo più soldi.

Ero stanca ma almeno la mia macchina era integra e io, dopo aver girato tre locali, pensavo che almeno con i tre euro risparmiati avrei potuto comprarmi il pranzo il giorno dopo. Ammettiamolo però: qui siamo tutti invidiosi dei posteggiatori. Loro non sono precari, loro hanno il posto fisso. Sono quello che noi vorremmo essere. L’altro giorno, a piazza Bellini, ho visto un carabiniere che chiedeva indicazioni stradali al posteggiatore. Ho pensato che qui sono istituzionalizzati, quindi tanto vale invidiarli e sperare, un giorno, di poter diventare come loro, professionalmente e fisicamente parlando.

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