ATTUALITÀ

HomeNewsAttualità

"Punto e a capo", intervista a Erasmo Palazzotto

Il segretario regionale di SEL Erasmo Palazzotto è il secondo ospite della nostra nuova rubrica "Young Politics", dedicata al sentire politico più giovane

  • 24 settembre 2012

Erasmo Palazzotto, ventinovenne palermitano, coordinatore regionale di SEL in Sicilia, tra i fondatori del Left – la Casa dei Giovani della Sinistra, candidato alle regionali del 28 ottobre nella Lista Claudio Fava, è il secondo ospite della nostra nuova rubrica "Young Politics", dedicata al sentire politico più giovane.

Quali sono i primi tre provvedimenti su cui punteresti una volta eletto all’Assemblea con Claudio Fava, candidato alla Presidenza della Regione siciliana?
Una legge di riforma della politica, che ne riduca i costi e la riconduca ad una moralità che sembra perduta. Dimezzare gli stipendi dei parlamentari, abolire la famosa tabella H, impedire il ricorso a consulenze esterne alla regione. Un piano straordinario per il lavoro che guardi principalmente alle nuove generazioni, con investimenti sullo start-up di imprese giovanili, una riforma radicale del sistema di formazione, mettendo al centro il soggetto da formare e non quegli inutili carrozzoni clientelari che sono i nostri enti di formazione ed infine una proposta di reddito di cittadinanza che garantisca ai giovani continuità di reddito tra un lavoro precario ed un altro sottraendo la nostra generazione alla ricattabilità ed alla fuga. Ed infine una legge per la cura della nostra terra, che preveda un piano per riassetto idrogeologico che utilizzi le risorse comunitarie ed i lavoratori forestali, che spesso vengono utilizzati solo per fermare gli incendi, a cui si potrebbero dare competenze di cura e manutenzione del territorio; uno strumento per la salvaguardia della bellezza, per ripristinare i luoghi devastati dall'abusivismo e regolare le nuove costruzioni secondo codici architettonici compatibili con il nostro territorio e con la nostra storia culturale; è inoltre fondamentale la riscrittura di un piano rifiuti che affronti il terreno amministrativo degli ato e la questione ecologica delle discariche, che sono ormai al collasso: il vero problema della differenziata, infatti, è che non riusciamo a trasformarla in ricchezza per assenza degli impianti di trattamento.

Il tuo slogan per la campagna elettorale è “Punto e a capo”. La Sicilia ha bisogno di un cambiamento radicale. Da dove ripartire?
Punto e a capo, quando si scrive, è il momento in cui si chiude un capitolo e se apre un altro. Oggi la Sicilia ha bisogno di chiudere una pagina opaca della sua storia e segnare una rottura con quello che è stata la gestione del governo e del potere di questi anni. Una gestione consociativa, collusa, con due ex presidenti finiti l'uno in galera, l'altro probabilmente a processo. Questi sono fatti che ci parlano di un inquinamento morale, che non può che spingere a una rottura netta, sia dal punto di vista amministrativo, che morale. Bisogna dare un segnale chiaro, che è la trasparenza, con gesti semplici che danno l'idea al cittadino della possibilità di controllare la politica. A partire dalla pubblicità sulle spese elettorali. Bisogna dire come si fanno le campagne elettorali, quanto costano, come sono stati spesi i soldi e da dove vengono. Nei prossimi giorni sul mio sito pubblicherò tutte le spese di questa campagna elettorale documentandole ed allegherò tutte le persone che hanno contribuito economicamente a sostenere la mia candidatura. Mi auguro che altri lo facciano.

Con i tuoi 29 anni sei il candidato più giovane in corsa per un seggio all’Ars. I giovani in politica non riescono a farsi spazio. Perché secondo te?
Viviamo in una società gerontocratica, basata sul principio che i giovani devono fare la gavetta e stare al loro posto. Noi abbiamo un'idea diversa: pensiamo che le nuove generazioni abbiamo la necessità di prendere la parola, di raccontare se stesse e di raccontare il futuro che vogliono. Non possiamo aspettare che qualcuno ci dia questo spazio, bisogna prenderselo, che vuol dire partecipare alla vita pubblica, assumersi responsabilità di governo. Da questo punto di vista la mia candidatura è un'opportunità per dare spazio e voce a una generazione che spesso non viene presa in considerazione e non ha possibilità di parlare pubblicamente. Spero di essere all'altezza della sfida che sto lanciando.

Per i giovani siciliani, oltre alla politica, non c’è spazio nemmeno nel mondo del lavoro. I giovani siciliani fuggono a malincuore dalla propria terra in cerca di fortuna. Come fermare questa fuga esponenziale?
Circa 35 mila giovani ogni anno lasciano la Sicilia in cerca di un lavoro, di un futuro, della possibilità di farsi una vita. La maggior parte di questi non va via per scelta, è costretta a fuggire perché questa terra non dà prospettive di futuro. Bisogna offrire a questi giovani la speranza di cambiamento, fargli capire che è possibile costruire qui il proprio lavoro, la propria vita. Quindi sicuramente il primo punto è dare una prospettiva occupazionale, perché la Sicilia ha i più alti tassi di disoccupazione del Paese. Parliamo di circa il 30% di giovani occupati, il che significa che tra disoccupati e inoccupati c'è un 70% di persone sotto i 35 anni che non ha un'occupazione lavorativa. Questa credo che sia la prima e la più grave delle emergenze che il prossimo governo dovrà trovarsi ad affrontare, perché una terra che lascia fuggire le menti migliori - molto spesso si tratta di giovani laureati su cui c'è stato un investimento delle famiglie e anche della Sicilia - è una terra votata al suicidio. Dobbiamo invertire al più presto questa tendenza.

La Sicilia e il suo Statuto speciale: uno testo che pochi conoscono veramente. Come può l’Autonomia che abbiamo dal 1946 riscattare pienamente questa terra?
L'Autonomia potrebbe rappresentare una grande opportunità di rilancio e di sviluppo per la Sicilia e per tutto il Mezzogiorno, perché la nostra Isola potrebbe svolgere un ruolo importante all'interno del Mediterraneo, utilizzando gli strumenti che sono dati dallo Statuto. Il problema è l'utilizzo che dell'Autonomia hanno fatto le classi dirigenti siciliane, sfruttando questa Carta per avanzare richieste sussidiarie al potere centrale, per spenderle impunemente e senza i controlli che lo Stato impone e alimentare un sistema di potere invece di fare investimenti. Anche qui bisogna invertire questa tendenza e fare dell'Autonomia una processo virtuoso, altrimenti è meglio non averla.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI