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Storia di un asterisco sulla Cattedrale: "non solo Pride"

Luigi Carollo, rappresentante del Palermo Pride, invita allo stop delle polemiche con un'articolata riflessione sull'asterisco, simbolo della città e non solo del Pride

  • 16 luglio 2013

Lo dico subito: non ho mai amato le provocazioni -lasciano il tempo che trovano- ed amo ancor meno le polemiche con la Curia -non riconosco alla Chiesa il ruolo di interlocutrice su temi che riguardano solo le Istituzioni dello Stato- motivo per cui se il video da proiettare sulla Cattedrale lo avessero commissionato a noi del Coordinamento Palermo Pride, quasi certamente non avrei mai pensato di inserire l'asterisco che è ormai simbolo del Pride stesso né tanto meno altri riferimenti ai temi Lgbt. Però quel video non lo ha ideato il Palermo Pride. E questo cambia tutto.

Quel che è accaduto dimostra che il Pride che noi abbiamo costruito è diventato, anche al di là delle nostre aspettative, un "messaggio" ricco e complesso. È diventato paradigma di inclusione, di partecipazione, di accoglienza senza barriere e, soprattutto, celebrazione della libertà di amare e desiderare a prescindere da Generi ed Orientamenti Sessuali. E di questo paradigma hanno preso possesso tutti/e: associazioni, movimenti e persone anche e soprattutto non Lgbt. Lo hanno preso e lo usano per esprimere la loro idea di libertà, la loro idea di partecipazione.

Il Palermo Pride è diventato, in questa città, lo strumento che meglio e più velocemente di ogni altro permette di raccontare un progetto di città libera ed inclusiva. Non solo perchè è la manifestazione più partecipata degli ultimi decenni, ma anche perchè è la prima e la sola che sia stata costruita per accogliere qualunque istanza di liberazione individuale e collettiva.

Il Palermo Pride, e quindi il suo simbolo più riconoscibile, non appartengono più al solo movimento e/o alla sola comunità Lgbt: al punto che può addirittura accadere che il Comitato organizzatore del Pride scopra solo attraverso i giornali e i blog dell'asterisco proiettato sulla Cattedrale. Lo ammetto, per quanto mi riguarda con grande divertimento per giunta. Questa idea ha suscitato scandalo e siamo noi organizzatori ad essere presi di mira? Mi dispiace, ma non per gli insulti bensì perchè chi ci attacca commette un errore di valutazione e di ignoranza.

Siamo considerati i colpevoli di una provocazione? Mi dispiace, ma solo perchè non si è trattato di una provocazione e chi la riduce a questo non ha evidentemente colto il messaggio fondamentale. E cioè che dentro l'asterisco del Palermo Pride una grande parte di questa città trova le sue storie e le sue battaglie e le racconta senza più chiedere il permesso nemmeno a chi il Pride lo ha ideato e lo organizza.

Perchè l'asterisco è diventato un simbolo che va oltre i temi Lgbt. Anzi, ancora meglio: perchè una grande parte di questa città ha scelto di assumere le battaglie Lgbt come "segno" di una più complessa e più diffusa battaglia di libertà. Quel che è accaduto alla Cattedrale dimostra che noi organizzatori del Pride abbiamo "perso" il nostro simbolo. E quindi abbiamo decisamente "vinto". Politicamente e culturalmente. Quindi grazie a chi ha ideato e proiettato quel video, grazie Palermo e, per una volta, grazie anche a Santa Rosalia.

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