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TMO: il dissenso di Collovà in una lettera per Orlando

Claudio Collovà, regista e direttore artistico delle Orestiadi, scrive una piccata lettera riguardante lo sgombero del TMO di Palermo, che riceviamo e pubblichiamo

  • 3 luglio 2015

Riceviamo e pubblichiamo la lettera scritta da Claudio Collovà regista, attore e direttore artistico delle Orestiadi, riguardante l'attuale situazione del Teatro Mediterraneo Occupato di Palermo, sottoposto allo sgombero.

Lettera aperta al Sindaco Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo e alla giunta di Palermo
Tmo sigillato! Vergogna!

"Come si dovrebbe vivere. Perché la città si è fatta straniera" è il titolo di un bellissimo libro di Heinrich Böll, premio nobel della letteratura nel 1972, tra i più noti e popolari romanzieri tedeschi del dopoguerra.

È un titolo che oggi risuona forte e vigoroso nella nostra città. Una città espropriata da una piccola oligarchia al potere, armata di sigilli e con una piccola schiera di saldatori al seguito. Giudici ignoranti, arroccati nelle stanze chiuse del potere, che a nome della collettività con arroganza e decisionismo, mostrano i pugni, attivi come è stato attivo nei periodi bui di questa nazione il Potere.

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Sarà un caso, ma all’indomani di "Massa e Potere # 2", primo spettacolo prodotto e ospitato, protetto con amore e professionalità, come dimostra l’enorme successo alle Orestiadi di Gibellina, tutto suona come una miserabile beffa.

Bene, avete saldato il ferro delle porte, apposte le vostre dichiarazioni di sfratto, spinto fuori persone e materiali custoditi, consegnato all’oblio un luogo che era già parte dell’immenso patrimonio morente di questa città e lo avete fatto senza conoscere, senza discutere, senza immaginare altro al di là delle vostre povere convinzioni da perbenisti.

Il Potere al potere. Complimenti vivissimi, caro sindaco, che nel mezzo dei casini da risolvere in questa città che ha ingenuamente avuto fiducia in te, non trovi meglio da fare che mandare via da un luogo liberato dalle macerie e dall’immondizia fisica e spirituale, degli artisti che dici di amare e proteggere. Vergogna!

Non una parola è stata spesa per difendere l’unico luogo autogestito di questa città, non assegnato in delibere serali il 31 di dicembre di un anno qualsiasi, mai una visita è stata fatta per capire e imparare a vedere al di là del proprio naso. Complimenti davvero, ora vi sentirete in pace, voi assessori di sinistra, chiusi nelle dimore a parlare tra di voi, mentre centinaia di persone affollano serenamente ubriachi le strade del centro storico, infangate e affogate nell’alcol.

Eppure ogni città europea ha luoghi autogestiti, autofinanziati, liberi dalle delibere consociative, liberi dalle imposizioni, dalle raccomandazioni, dalle amicizie malate e dall’appartenenza che a parole dici di avere sempre voluto combattere. Sai qual è la mia impressione? Che è proprio sull’appartenenza che il tuo Potere fonda la sua irascibile presunzione di sapere come fare.

Pochi intelligenti contro una massa di deficienti. Questa città non ha nulla di libero, è tutta controllata, piena di eleganza volgare. Voi tutti sapete come fare! Il TMO non è stato produttivo? Falso! Non ha dato libera accoglienza a tutti gli artisti che lo chiedessero? Falso! Non ha creato lavoro? Falso. Nessun indotto? Falso.

La verità è che ciò che è stato produttivo, non corrisponde alla vostra idea di produzione, la vostra idea di legalità è lontana anni luce dalla illegalità diffusa che proteggete e che sopportate con noncuranza.

Eppure, caro sindaco, ricordo bene le tue parole durante l’occupazione del Teatro Garibaldi, anche quello un bene comune, parole che confermavano (ma era il periodo pre-elettorale) la possibilità che un centro autogestito potesse vivere e continuare a vivere come un isola felice, in un mare di regole, burocrazia, imposizioni, quelle sì, illegali.

Non ho parole, ho solo la speranza che prima o poi andiate via. E ci liberiate dalla vostra scienza e sapienza. E complimenti davvero per la riapertura delle Fiera, vero polo e centro di produzione internazionale.

Per due settimane abbiamo convissuto con la prepotente musica da discoteca e tra il puzzo del cibo chimico, in viali deserti. Se quella è la strada che indicate, io preferisco guardare altrove.

Claudio Collovà

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