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"Ti mando un bacio nell´aria", difficoltà e imprevisti della vita di coppia

  • "Quello che non ti aspetti", Teatro Biondo Stagione 2014/2015
  • Teatro Biondo - Palermo
  • - Palermo
  • Dal 22 al 23 aprile 2015 (evento concluso)
  • 10.30 e 21.00
  • 14 euro (posto unico), 12 euro (ridotto)
  • I biglietti sono acquistabili presso il botteghino del teatro, aperto da martedì a sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 e la domenica dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19. Per maggiori informazioni chiamare il numero 091.7434341.

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La redazione

Una citazione dalla "Trilogia della città di K" di Agota Kristof è il ring, il filo spinato, il confine dentro il quale si fronteggiano e si rispecchiano lui e lei, un uomo e una donna, i due protagonisti di "Ti mando un bacio nell’aria": debutta in prima nazionale lo spettacolo di e con Sabrina Petyx e con Massimo Verdastro, per la regia di Giuseppe Cutino, in scena per la nuova stagione del Teatro Biondo di Palermo giovedì 16 aprile alle ore 21.

Prodotto dal Teatro Biondo Stabile di Palermo in collaborazione con M’arte Movimenti d’Arte, lo spettacolo, che va in scena nella Sala Strehler, è arricchito dai costumi di Daniela Cernigliaro, con le luci di Marcello D’Agostino, e i movimenti di scena di Alessandra Fazzino. Sarà replicato fino al 29 aprile.

Due esemplari di genere umano, che si dibattono ciascuno nella propria quotidiana cattività, soccombendo o adattandosi a un immobilismo e a un’amnesia, scritti nel destino, nel buon senso comune, nella ragione dei tanti.

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Un match, una sfida, un gioco al massacro, che si ripete e dal quale non si riesce a scappare, perché in un mondo in cui ogni reazione sembra aver perso di senso, “la cosa più difficile... è cominciare”.

"Ti mando un bacio nell’aria", l’aguzzo testo di Sabrina Petyx, si presenta come un piccolo esercizio di ferocia strindberghiana, filtrato però da un dolore mediterraneo cui non sono estranei certi echi vagamente pirandelliani.

Al centro di esso non c’è propriamente il disagio della coppia: c’è semmai una più ampia fatica di vivere, c’è il fastidio di sopportare se stessi prima ancora che gli altri. C’è lo sgomento di un insanabile distacco fra ciò che si è e ciò che si crede di essere.

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