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Dialetti e canzoni dialettali a confronto: l´"Ammascante" dalla Calabria a Palermo con versi e musica

Dopo l'evento dello scorso anno, in cui l'Università di Palermo ha aperto le porte e musicisti e cantautori che utilizzano il dialetto siciliano per comporre i propri testi, giunge in città un secondo appuntamento dedicato alle varietà locali. Questa volta si darà spazio alla creazione di un ponte tra la Sicilia e la Calabria, per scoprire le tradizioni linguistiche di un'altra regione e per dare vita ad un momento di riflessione sui punti in comune e sulle differenze.

Così, dopo la presentazione del libro del professore e linguista Roberto Sottile (Il dialetto nella canzone italiana - Aracne Editrice) e l'esibizione di musicisti e gruppi come Francesco Giunta, Ezio Noto, Peppe Qbeta e Malanova, tra gli scaffali colmi di libri della biblioteca del Dipartimento di Scienze Umanistiche, verrà presentato il libro “Ammasca”, una raccolta poetica, musicata e commentata - con annesso dizionario - che accompagna i lettori in un viaggio alla scoperta dei “quadarari di Dipignano” (Cosenza) e del loro gergo.

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Gli autori, i linguisti John Trumper e Marta Maddalon, tracceranno brevemente la storia di questo gergo e illustreranno le funzioni e gli usi delle lingue speciali. I due studiosi si soffermeranno anche sull’aspetto della creatività linguistica che fa di questi esperimenti un’ulteriore possibilità offerta al repertorio italiano, senza per questo mettere il pericolo o depauperare il ruolo della lingua, ma arricchendola e rendendola semmai più potente.

Il tutto dimostrato dai brani del Collettivo Dedalus, gruppo cosentino che nasce per riproporre forme comunicative e comportamenti espressivi delle comunità subalterne. Scopo del Collettivo è dare un originale ed operativo contributo per il recupero dialettico della memoria storica collettiva. Il gruppo proporrà a Palermo alcuni testi (da loro musicati) di Franco Araniti, poeta che da molti anni vive a Dipignano, il paese in provincia di Cosenza che è la culla dell’Ammascante, il gergo, appunto, dei calderai di Dipignano.

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