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"Un Ballo in maschera": la prima di Verdi tra amori e intrighi di Corte al Massimo

  • Teatro Massimo - Palermo
  • - Palermo
  • 22 maggio 2015 (evento concluso)
  • 18:30
  • da 27.50 a 137.50 euro
  • Informazioni allo 091.6053521

Balarm
La redazione

Un Verdi “sperimentale”, all’insegna del rinnovamento, quello del melodramma in tre atti che debuttò il 17 febbraio 1859 al Teatro Apollo di Roma al termine di una serie di vicessitudini dovute alla censura borbonica e papalina. Censura dovuta al fatto che la vicenda narrata per primo dal francese Eugéne Scribe, celebre librettista di grand-opéras, e poi ripresa da Antonio Somma – librettista per Verdi – si ispira a un fatto realmente accaduto, ovvero l’omicidio di Gustavo III di Svezia, sovrano illuminato ucciso nel 1792 da un rappresentante dell’aristocrazia tradizionalista.

Un soggetto “caldo”, soprattutto a pochi giorni dal fallito attentato a Napoleone III. Ecco allora che, dopo le richieste di modifica dell’opera da parte della censura borbonica considerate inaccettabili da Verdi, il debutto dal San Carlo di Napoli si spostò a Roma con il compromesso di trasferire l’azione a Boston, nel lontano Massachusetts, alla fine del XVII secolo.

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Eppure, paradossalmente, l’opera si incentra sul sentimento amoroso, mentre i temi politico-sociali, che pure sono presenti, passano in secondo piano. E anche l’ambientazione americana sfuma, in un tempo e in luogo eterno e disancorato da veri riferimenti storici. In primo piano c’è il triangolo sentimentale tra il governatore Riccardo, conte di Warwick, il suo amico e primo ministro Renato, e la moglie di lui Amelia. Il generoso Riccardo finirà ucciso dall’amico mentre lo rassicura sulla fedeltà coniugale di Amelia, che pure lo riama.

Sullo sfondo c’è la “politica”, con i congiurati Samuel e Tom di sapore shakespeariano, mentre tutto è pervaso da un’atmosfera gotica con la maga Ulrica che predice sventure. Un Verdi innovatore, che, dopo la trilogia “romantica” del Rigoletto-Trovatore-Traviata, inizia una ricerca delineando grandiosi sfondi storici, scavando sottofondi psicologici e intrecciando toni e generi diversi.

Per il regista Gasparon (peraltro vincitore nel 1999 del Premio Samaritani come migliore scenografo emergente) una sfida, quella di riprendere in mano un allestimento storico, “ripulendo e completando” le belle scene di 35 anni fa.

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