"Acqua di colonia": il colonialismo italiano e il fascino, un passato che ritorna
Con la consulenza Igiaba Scego, i testi e la regia di Elvira Frosini e Daniele Timpano, va in scena mercoledì 3 agosto lo spettacolo "Acqua di Colonia" nell'ambito della trentacinquesima edizione del "Festival delle Orestiadi".
Il colonialismo italiano, una storia rimossa e negata, che dura da '60 anni, inizia all’indomani del Risorgimento, ma che nell’immaginario comune si riduce ai 5 anni dell’Impero Fascista. È acqua passata, acqua di colonia, cosa c’entra col presente? Eppure è rimasta addosso come carta moschicida, in frasi fatte, luoghi comuni, nel nostro stesso sguardo.
Vista dall’Italia, l’Africa è tutta uguale, astratta e misteriosa come la immaginavano nell’Ottocento; Somalia, Libia, Eritrea, Etiopia sono nomi, non paesi reali, e comunque "noi" con "loro" non c’entriamo niente; gli africani stessi sono tutti uguali.
E i profughi, i migranti che oggi troviamo intorno, sull’autobus, per strada, anche loro sono astratti, immagini, corpi, identità la cui esistenza è irreale: non riusciamo a giustificarli nel nostro presente. Come un vecchio incubo che ritorna incomprensibile, che ci piomba addosso come un macigno.
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