"Messiah": concerto sulle musiche di Georg Friedrich Handel
In prossimità delle festività natalizie, si svolge al Teatro Massimo di Palermo, sabato 10 dicembre alle 20.30, il concerto "Messiah" di Georg Friedrich Handel, diretto da Fabio Biondi.
Il "Messiah" di Händel, oratorio su libretto di Charles Jennens fu scritto a Dublino nel 1741 in meno di un mese. Affresco di ampie dimensioni, in cui il coro ricopre il ruolo principale, il "Messiah" è interamente funzionale al testo che intona, plasmando su di esso melodie, ritmi e orchestrazione.
Sul piano della drammaturgia, è possibile raggruppare le tre parti della storia sacra quasi in una successione di scene. Nella prima parte la cesura si colloca dopo il Coro "For unto us a child is born" (preannuncio della nascita di Gesù, seguito da annuncio angelico della Natività).
Nella seconda parte l’aria "Thou art gone up on high" separa l’allusione alla Passione di Cristo dalla diffusione della Parola di Dio, culminante nel gioioso e celeberrimo "Hallelujah!". La terza parte è interamente di contemplazione e ringraziamento, improntata al rito anglicano.
La fortuna del "Messiah" ebbe inizio nel 1750, quando l’oratorio venne eseguito per beneficenza al Foundling Hospital di Londra, divenendo uno dei primi esempi "classici" di repertorio di tradizione ininterrotta e inalterata statura estetica, tanto nella società anglofona quanto presso il pubblico occidentale in senso lato.
Più di due secoli e mezzo di permanenza in repertorio equivalgono a una storia dell’interpretazione estesa e articolata, che parte dagli organici relativamente ridotti delle prime esecuzioni di Dublino e Londra a metà Settecento per farvi nuovamente appello nelle letture storicamente informate della "musica antica" dei nostri giorni.
Il "Messiah" di Händel, oratorio su libretto di Charles Jennens fu scritto a Dublino nel 1741 in meno di un mese. Affresco di ampie dimensioni, in cui il coro ricopre il ruolo principale, il "Messiah" è interamente funzionale al testo che intona, plasmando su di esso melodie, ritmi e orchestrazione.
Sul piano della drammaturgia, è possibile raggruppare le tre parti della storia sacra quasi in una successione di scene. Nella prima parte la cesura si colloca dopo il Coro "For unto us a child is born" (preannuncio della nascita di Gesù, seguito da annuncio angelico della Natività).
Nella seconda parte l’aria "Thou art gone up on high" separa l’allusione alla Passione di Cristo dalla diffusione della Parola di Dio, culminante nel gioioso e celeberrimo "Hallelujah!". La terza parte è interamente di contemplazione e ringraziamento, improntata al rito anglicano.
La fortuna del "Messiah" ebbe inizio nel 1750, quando l’oratorio venne eseguito per beneficenza al Foundling Hospital di Londra, divenendo uno dei primi esempi "classici" di repertorio di tradizione ininterrotta e inalterata statura estetica, tanto nella società anglofona quanto presso il pubblico occidentale in senso lato.
Più di due secoli e mezzo di permanenza in repertorio equivalgono a una storia dell’interpretazione estesa e articolata, che parte dagli organici relativamente ridotti delle prime esecuzioni di Dublino e Londra a metà Settecento per farvi nuovamente appello nelle letture storicamente informate della "musica antica" dei nostri giorni.
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