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Il Canale di Sicilia abitato? Dal mare 9500 anni di storia

Un monolito di età Mesolitica, ritrovato tra Pantelleria e le coste siciliane, grazie ai geologi dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste

Balarm
La redazione
  • 17 agosto 2015

Nuove scoperte dal profondo del mare ci raccontano il passato e i nostri antenati. L’ultimo ritrovamento nella zona del Canale di Sicilia, a circa 40 metri di profondità, dove è stato rinvenuto un grosso blocco monolito di 12 metri di lunghezza.

Il sito, spiegano i geologi dell’OGS (Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale) di Trieste che ne hanno condotto le ricerche, è uno dei siti sommersi più antichi finora conosciuti, di età Mesolitica, coevo alle strutture di Göbekli Tepe in Turchia, il primo esempio noto di tempio in pietra.

Il ritrovamento di questo grosso blocco di pietra lavorato, che presenta fori regolari su alcuni dei suoi lati e un foro che lo attraversa per intero in una sua estremità, testimonia la presenza di antiche popolazioni in questo lembo del Mediterraneo, circa 9500 anni fa, quando il livello globale del mare era più basso di oltre 40 metri.

Grazie agli studi guidati dall’OGS, con la collaborazione dell’Università di Tel Aviv, dell’Arma dei Carabinieri e di un gruppo di sub professionisti della Global Underwater Explorers, è stato possibile ricostruire la storia del suo insediamento umano.

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Il Canale di Sicilia abitato? Stando ai dati, recentemente pubblicati sul "Journal of Archaeological Science: Reports", già nel Mesolitico sarebbero state abitate alcune isole che, sino a circa 9000 anni fa, punteggiavano l’odierno settore nord-occidentale del Canale di Sicilia.

L’arcipelago, che un tempo si estendeva tra le coste della Sicilia e l’Isola di Pantelleria, fu poi progressivamente inghiottito dall’innalzamento del mare seguito allo scioglimento della calotta di ghiaccio che copriva buona parte dell’odierna Europa settentrionale, durante l’Ultimo Massimo Glaciale (circa 18000 anni fa).

«Una vasta documentazione archeologica dei primi insediamenti umani è ancora sepolta nelle aree di mare basso delle nostre piattaforme continentali. Per trovare le radici della civiltà nella regione del Mediterraneo, è necessario concentrare la ricerca nelle aree di mare basso ora sommerse: questa sarà la sfida della moderna archeologia» afferma Emanuele Lodolo, ricercatore dell’OGS e coordinatore dello studio. E c’è da dirlo, l’archeologia non finirà mai di stupirci.

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