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Teatro Coppola occupato: Catania come Roma

La protesta si inserisce in un movimento di iniziative analoghe che ha interessato altre parti d’Italia, dal Teatro Valle di Roma al Teatro Marinoni di Venezia

  • 10 dicembre 2011

Teatro Coppola bene comune: le prime parole della lettera scritta dal comitato organizzatore che spiega le ragioni dell’occupazione del teatro catanese, iniziata venerdì 16 dicembre, rappresentano in modo chiaro ciò che sta alla base di questo gesto. Dietro ognuna delle individualità presenti al Coppola in questi giorni ci sono storie politiche e civili diverse, talvolta opposte, ma non per questo contrarie: i protagonisti dell’azione, volta al recupero degli spazi da tempo in disuso, si pongono al di fuori delle logiche di partito, non si vedono rappresentati da un gruppo politico e vogliono dimostrare che attraverso l’autogestione è possibile creare percorsi virtuosi di riappropriazione degli spazi cittadini, senza dover necessariamente ricorrere ai canali più tradizionali.

La protesta si inserisce in un movimento di iniziative analoghe che ha già interessato altre parti d’Italia, a partire dal teatro Valle di Roma, fino al teatro Marinoni di Venezia: una rete che si sostiene vicendevolmente in nome della cultura. Le tematiche in gioco sono fin troppo note al territorio siciliano: assenza di politiche di sviluppo adeguate, emigrazione necessaria e talenti in fuga, cultura relegata ad un ruolo secondario; l’occupazione degli spazi comuni si trasforma in speranza di riscatto, rappresentazione pratica del concetto di cittadinanza attiva.

Il teatro Coppola, costruito nell’attesa del completamento dei lavori per il teatro Novaluce (l’attuale Massimo Bellini) ed inaugurato nel 1821, è stato quasi completamente distrutto nel corso della seconda guerra mondiale, a causa dei bombardamenti americani del 1943. Un primo progetto di ricostruzione, approvato negli anni Sessanta e finanziato dai contributi statali per danni bellici, non fu mai portato a compimento, poiché si preferì stornare le somme per altre opere ritenute più urgenti. Per anni ciò che rimane dei locali è stato utilizzato come laboratorio scenografico dal Bellini e nel 2005 è stato approvato un nuovo progetto per trasformarlo in sala prove per l’orchestra dello stesso ente, ma i lavori non sono mai stati portati a compimento. Il resto è la storia degli ultimi giorni, dell’azione diretta dei cittadini.

Domenica 18 dicembre si è tenuta un’assemblea pubblica, per spiegare le ragioni dell’occupazione e confrontarsi sulle tematiche di discussione. Volontà del comitato organizzatore, composto da lavoratori e lavoratrici della cultura e dello spettacolo, è prendersi cura di un bene sicuramente utile ma ad oggi inutilizzato, restituirlo ai cittadini come laboratorio indipendente di formazione artistica e professionale, risorsa sociale per il quartiere e la città di Catania.

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