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Il genio di Pirandello in tre atti: al Teatro Sociale di Canicattì lo spettacolo di Mario e Marco Pupella

  • Teatro Sociale - Canicattì (Ag)
  • 23 ottobre 2020 (evento annullato)
  • 21.00
  • 10 euro (intero), 8 euro (ridotto)
  • Per prenotare chiamare ai numeri 091 6710494 e 392 7390589
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La redazione

Marco Pupella

Uno spaccato del Genio e della Poetica di Pirandello va in scena al Teatro Sociale di Canicattì grazie agli spettacoli diretti da Mario e Marco Pupella.

Venerdì 23 ottobre, alle 21.00, vanno in scena gli atti unici de "L'Uomo dal fiore in bocca" - "Cecè" (regia di Mario Pupella) e “La Giara” (regia di Marco Pupella).

Accanto a Mario Pupella, protagonista dei tre lavori, recitano Massimiliano Sciascia, Lavinia Pupella, Mirko Ingrassia, Francesco Grisafi, Martina Galione, Vincenzo Pepe, Sandra Zerilli e Agnese Rincione.

"L'Uomo dal fiore in bocca", vera perla del teatro pirandelliano, è il dramma assai significativo dell'amore che Pirandello ha per i personaggi che poco si attaccano alla vita, che sanno rinunciare ad essa convinti razionalmente di non perdere nulla, ma disperati nel cuore di perdere tutto. L'Uomo dal fiore in bocca, colpito da epitelioma, sa che fra poco dovrà morire e vive in un disperato delirio, come assente alla propria vita, ma sempre attaccato con l'immaginazione alla vita degli altri.
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"Cecè", intrallazzatore siciliano di Roma, sveltisce l'anticamera del palazzo, stabilisce priorità e fila nuove ragnatele clientelari. Cecè è una faccia d'angelo da grande albergo, da "simpatica canaglia" conquista donne per scommessa e veste dai sarti migliori. La sua poptrebbe essere una storia di oggi, una delle tante carriere conquistate grazie al ruolo di "ambasciatore" presso i potenti del Palazzo, gli amici degli amici.

"La Giara", Don Lolò Ziraca, ricco e taccagno, vede dappertutto nemici pronti a depredarlo della sua “roba” e spende una fortuna in spese legali per citare in giudizio i suoi presunti avversari. Quando una giara enorme, che ha appena acquistato per la conservazione dell’olio, viene trovata misteriosamente lesionata si rivolgerà allo Zi’ Dima, un artigiano del luogo che pare abbia inventato un mastice miracoloso che farà tornare la giara come nuova. Questi però, per eseguire il lavoro più comodamente, eseguirà il lavoro dall’inerno e, a lavoro perfettamente ultimato, non potrà più uscire dalla giara perché il collo è troppo stretto. La vicenda si risolverà quando, nella notte, Don Lolò trova i suoi contadini festeggiare con balli e canti attorno allo Zì Dima.
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