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Antiche concerie e dove scovarle: storie e segreti di un luogo nascosto tra i monti Iblei

C'è un sito che è stato restituito alla collettività grazie all’impegno di un privato e di un’associazione. Oggi è una delle mete più gettonate del turismo naturalistico degli Iblei

Federica Puglisi
Giornalista
  • 10 giugno 2022

Si può amare un luogo tanto da farlo tornare alla luce e organizzarvi escursioni naturalistiche tra storia e mistero. A Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, c’è un sito che è stato restituito alla collettività grazie all’impegno di un privato e di un’associazione.

Si tratta delle antiche concerie, riportate alla luce dal palazzolese Enzo Marabita e dall’associazione Natura Sicula. Quest’uomo, qualche anno fa, aveva sentito parlare di questo luogo all’ingresso del paese, dove si racconta venissero un tempo conciate le pelli. Con caparbietà e tanto lavoro di ricerca, ha fatto in modo che questo sito venisse riscoperto. E adesso è diventato una delle mete più gettonate del turismo naturalistico degli Iblei.

Le concerie di contrada Fontanasecca, a Palazzolo Acreide, sono state rese fruibili, dunque, dai volontari di Natura Sicula con il contributo e la collaborazione dell’amministrazione comunale. Il progetto di recupero è iniziato nel 2017. Si tratta di una decina di ambienti rupestri, di varie forme e dimensioni, con vasche circolari, quadrate e rettangolari, talvolta comunicanti tra loro. “C’è molto altro ancora da scoprire – ci confida Enzo Marabita -. Intanto essere riusciti a renderle fruibili è un grande passo in avanti. Il nostro obiettivo era proprio questo: far conoscere un sito dell’antica Palazzolo e una parte della sua storia”.
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Ma si narra anche che, con ogni probabilità, il sito nasconda un’antica necropoli. “Pare che parte del complesso rupestre era sorto in periodo Tardo Antico a scopo funerario – sottolinea Marabita - e sono tuttora evidenti alcune tombe anche all’interno di alcune concerie, da un sopralluogo effettuato con un archeologo sono emersi nuovi particolari e sorprendenti interpretazioni che meriterebbero studi e ricerche più approfondite”.

La concia delle pelli era un processo molto lungo, come spiega Marabita, che insieme ai volontari dell’associazione si occupa di guidare i visitatori in questo affascinante percorso. Il processo di concia delle pelli avveniva in varie fasi: dalla salatura, al rinverdimento, alla calcinazione, scarnatura, purga o macerazione, concia e rifinitura. “Dopo il processo di concia – racconta Marabita - le pelli venivano lavate e asciugate al sole ma perdevano acqua e la pelle diventava rigida e quindi difficile da lavorare, quindi venivano montate su un telaio in legno e stirate e con un apposito attrezzo metallico tipo coltello ma con taglio arrotondato, veniva chiamato “lunetta”, si trattavano con allume di rocca o con olio di cervello in modo che tale sostanza penetrava nei pori e la rendeva morbida nella fase di lavorazione nelle botteghe artigiane”.

Tutto questo processo di lavorazione aveva una durata media di 12/15 mesi, tranne per le pelli ovine e caprine che invece era molto ridotto. “Con le pelli di bue – aggiunge Marabita - venivano costruiti oggetti più resistenti tipo selle, pettorali per il tiro dei carri, scarpe e stivali, indumenti vari, mentre con le pelli di capra principalmente otri per il miele e alimenti vari, con le pelli ovine guanti, giacche, cappelli ed altri indumenti”.

Databili con ogni probabilità al periodo medievale, un tempo erano alla base dell’economia locale, in quanto utilizzate per la concia delle pelli. Le concerie pare fossero attive fino alla fine dell’Ottocento. Poi per lungo tempo il sito è stato abbandonato. Purtroppo a causa dell’incuria e della vegetazione che le ricopriva erano irraggiungibili.

Per conoscere le varie fasi della conciatura e quindi poterle raccontare ai visitatori, Marabita, da appassionato di storia locale e non, si è molto documentato. Un tempo, infatti, la concia si svolgeva lontano dal centro abitato. Era necessario essere in prossimità di corsi d’acqua. A Palazzolo, dunque, sorgevano a sud/est in contrada Fontana Secca, dove si trova il sito riportato alla luce e a sud ovest in contrada Fiume Grande, nel feudo del Barone De Grandi di Siracusa.
Il sito inoltre è attrezzato per l’accesso alle persone disabili.

Per visitare le concerie occorre prenotarsi al numero 320 7513014.
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