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Casette, palme e sentieri scavati nella roccia: l'isola in Sicilia da scoprire anche in autunno

Un paesaggio dai colori molto vivaci, ardue camminate fino alle porte del piccolo ma incantevole borgo che sorge su un leggero declivio che si affaccia sul mare

Santo Forlì
Insegnante ed escursionista
  • 26 settembre 2023

L'isola di Marettimo

Escursione settembrina a Marettimo. Ardue camminate per sentieri scavati nella roccia. Un paesaggio dai colori estremamente vivaci, da quelli accesi e quasi infuocati di vaste zone del pendio a quelli più dolci e rasserenanti delle azzurre distese marine.

Il gruppo "Camminare i peloritani" con una levataccia parte alle ore 6,30 del mattino da Messina ed arriva alle 13,30 all'isola di Marettimo nell'arcipelago delle isole Egadi per intraprendere una maxi escursione.

Breve sosta al piccolo ma incantevole borgo che sorge su un leggero declivio con affaccio sul mare. Le case sono tutte bianche e intonacate di fresco e le imposte blu. Nell’insieme un magnifico colpo d’occhio. Alle ore 15.00 eravamo già pronti per l'esplorazione. Abbiamo iniziato incamminandoci verso punta Bassana.

Dopo un paio di chilometri lungo la linea di costa abbiamo iniziato l'ascesa. Il fianco della collina era quasi interamente ricoperto di ginepri le cui chiome aghiformi ma compatte sfavillavano di giallo tutto il pendio.
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Raggiunta la cresta lo sguardo ha potuto spaziare per vasti e sereni orizzonti in cui come direbbe il poeta per lo libero cielo le poiane facevano mille giri.

Siamo ridiscesi per il ripido costone sospeso fra cielo e mare, abbiamo percorso un tratto interamente scavato nella roccia, senza vegetazione ed esposti al sole, ma poi siamo ridiscesi per un tratto alberato e siamo alfine giunti a Cala bianca, una spiaggetta in cui immergendoci nelle limpide acque ci siamo detersi delle fatiche e dei sudori accumulati durante la giornata.

La serata si è conclusa in ristorante con una cena pantagruelica con svariate portate in cui ho particolarmente apprezzato un piattone di pasta con le sarde alla palermitana. Nel secondo giorno attraverso un cammino di circa Km 7 su un sentiero che almeno per metà era rupestre ci siamo incamminati verso punta Troia in cui su un'altura collegato da una lingua di terra sorge l’omonimo castello.

Durante il tragitto a parte il consueto spettacolo del mare turchese qua e là inframmezzato da candide striature per lo spumeggiare delle onde, vedevamo pure l'alta costa rocciosa che scendeva a strapiombo sul mare con dei poderosi colonnati marmorei.

La zona è pure famosa per il marmo rosa. Completata la discesa e percorso il breve istmo ci è toccato nuovamente intraprendere un'ascesa per raggiungere il castello di Punta Troia interamente restaurato.

Esso sorge sulle fondamenta di una torretta di avvistamento costruita nel IX secolo dai Saraceni.

Dalla fine del settecento il Real Castello di Marettimo divenne un carcere per prigionieri politici fino al 1844, quando Ferdinando II di Borbone, dopo un'ispezione, constatata la condizione disumana in cui venivano tenuti i prigionieri in un luogo in cui fra l'altro penetrava solo aria stagnante, lo fece chiudere.

Tra i prigionieri vi fu rinchiuso per tre anni il generale Guglielmo Pepe, a cui si deve una frase rimasta famosa, tornata tristemente d'attualità nell'epoca del Covid.

Questo il testo: "Chi si può dire infelice se può respirare aria buona e decidere dove andare?".

Il castello attualmente ospita il Museo delle carceri e l'Osservatorio della Foca Monaca dell'Area marina protetta delle isole Egadi. Nel terzo giorno partendo dal centro abitato abbiamo fatto un percorso di Km 18 per giungere in una cima denominata Semaforo lungo un sentiero stretto ma agevole.

A metà salita in un luogo strategico per la bella vista e per una ricca sorgiva d'acqua siamo arrivati alle Case Romane di grande interesse archeologico costruite con la tecnica dell'opus quasi reticolatum con le pietre disposte in diagonale a rombi.

Vicino abbiamo ammirato anche una chiesa bizantina, per cui abbiamo visto due differenti stili architettonici più squadrato l’uno più arrotondato l’altro.

Arrivati sulla cresta del monte abbiamo al solito goduto di uno stupendo panorama, quivi abbiamo trovato un edificio oramai abbandonato che serviva per la guardia costiera. Siamo ridiscesi verso il Faro la cui luce è tanto potente da riuscire a incrociarne un altro che si trova in Tunisia.

Siamo su una rotta molto importante del mediterraneo, non per niente quivi nel 240 A.C. si è svolta la famosa battaglia navale delle isole Egadi che ha posto fine alla prima guerra punica e che i cartaginesi hanno perso anche perché non immaginavano che i romani sarebbero stati capaci di sostenere l’ingente sforzo economico di riuscire a costruire tutte quelle navi.

Siamo scesi per un sentiero in alcuni tratti sormontato da barriere di roccia rosa, in altri si è snodato in mezzo alla vegetazione fra gli alberi di pino e in cui per terra s'erano formati dei soffici tappeti costituiti dagli aghiformi.

Intorno c'erano pure tante essenze di piante aromatiche fra cui il timo, ma soprattutto uno spettacolo unico era costituito dalle tante siepi di rosmarino selvatico di colore giallo, riconosciuto per l'inconfondibile odore, che ricoprivano a chiazze una grande parte dei pendii e giungevano quasi fino alla spiaggia dove alfine siamo giunti per il consueto bagnetto rinfrescante che qualcuno ha fatto in mutande.

Il quarto giorno abbiamo fatto il giro in barca di tutta l'isola ed abbiamo avuto la possibilità di vedere da vicino tante baie e splendide insenature viste dall’alto.

Ci siamo tuffati varie volte nelle acque cristalline con riflessi turchesi per raggiungere le spiaggette. Siamo stati alla celebre grotta del Cammello dove si potevano ammirare spettacolari giochi di luce per il contrasto fra il buio dell’antro e lo splendore dei raggi solari che vi penetravano e che si rinfrangevano sulle acque.
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