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Dagli agrumi siciliani nasce l'alta moda: Ferragamo sceglie l'idea di due catanesi

Enrica e Adriana realizzano tessuti con la polpa di scarto di agrumi siciliani e, dopo i premi per l'idea "sostenibile" lo stilista Ferragamo realizza una collezione. E non è tutto

  • 27 giugno 2018

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L'idea super premiata di Adriana Santonocito e Erica Arena ha fatto parlare della sostenibilità anche sulle passerelle dell'alta moda: dopo i premi per la start up innovativa e una mostra al V&A Museum di Londra anche Salvatore Ferragamo sceglie l'Orange Fiber.

Forse non molti sanno che durante la lavorazione industriale degli agrumi, per esempio nella produzione dei succhi di frutta, si crea un residuo umido che prende il nome di pastazzo e che rappresenta circa il 50% della frutta processata.

Composto da bucce, polpa e semini, secondo i dati a disposizione sono oltre 700mila le tonnellate di pastazzo prodotte ogni anno dall’industria agrumicola: un quantitativo importante che ha rappresentato per lungo tempo un grosso problema in termini di smaltimento, almeno fino al 2013.

Con la legge 98/2013, infatti, il pastazzo è stato riclassificato da rifiuto a sottoprodotto agrumicolo, previo comunque trattamento e stabilizzazione: un passaggio legale obbligatorio per trasformarlo da problema a risorsa in un’ottica di economia circolare.
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Ma come utilizzarlo? Il vero e proprio colpo di genio è frutto della passione e della creatività di due catanesi doc, Adriana Santanocito, fashion designer e specializzata in materiali tessili e nuove tecnologie per la moda, ed Enrica Arena, laureata in Cooperazione Internazionale per lo sviluppo ed esperta di comunicazione e marketing.

Durante la redazione della tesi di laurea, Adriana immagina di poter ricavare un tessuto dagli scarti di lavorazione degli agrumi: un’idea condivisa con Enrica, che ha dato vita in breve tempo ad uno studio di fattibilità, condotto con il Politecnico di Milano, e ad un brevetto, depositato in Italia ed esteso a livello internazionale.

A febbraio 2014 Orange Fiber, con sede a Catania ed in Trentino, diviene realtà e già a settembre 2014, trovati gli investitori, viene presentato il primo tessuto al mondo prodotto dagli agrumi in due varianti: raso tinta unita e pizzo.

A dicembre 2015, grazie anche al finanziamento Smart&Smart di Invitalia, viene inaugurato il primo impianto pilota per l’estrazione della cellulosa dagli agrumi.

Nel 2017 poi per l’azienda siciliana si spalancano le porte del fashion system con la presentazione della “Orange Fiber Capsule Collection” di Salvatore Ferragamo, la prima collezione di moda realizzata con tessuti ricavati dai sottoprodotti della lavorazione industriale delle arance siciliane, impreziosita dalle stampe di Mario Trimarchi, architetto e designer vicintore del Compasso d’Oro 2016.

A questo evento bisogna aggiungere la presentazione della collezione agli ospiti del G7 di Taormina, dove le Premières Dames hanno potuto toccare con mano foulard e tessuti prodotti dagli scarti di lavorazione degli agrumi.

Alcune creazioni di Ferragamo realizzate con il tessuto siciliano, sono visibili al Victoria & Albert Museum di Londra (fino al 27 gennaio 2019) in una interessante mostra dedicata al complesso rapporto tra la moda e la natura.

Nella stessa esposizione sono visibili, tra gli altri, un abito di Calvin Klein realizzato con bottiglie di plastica riciclata, un altro di H&M realizzato con plastica recuperata in mare ed un vestito di Tiziano Guardini realizzato con un tessuto similpelle ottenuto dagli scarti di lavorazione dell’uva.

Insomma rivoluzionare la moda in chiave sostenibile e promuovendo la circolarità delle risorse è possibile: fa piacere sapere che questa rivoluzione parte anche dalla Sicilia.
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