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Dalla Sicilia con furore: il progetto di Simona e Salvatore ora in Cina ha fatto il "botto"

Dopo gli studi in Cina decidono di rimanere in Sicilia e scelgono Marsala come base della loro attività per lavorare nel mondo dell'e-commerce cinese

Jana Cardinale
Giornalista
  • 10 luglio 2020

Simona Goretti e Salvatore Ciulla (foto Facebook)

C’è un filo sottile, che cresce ogni giorno grazie all’impegno, allo studio, alla ricerca e al talento di due giovani siciliani, marsalesi d’adozione, che unisce la Cina alla città lilibetana. Un legame sbocciato da una start up nata per vendere prodotti tipici siciliani in Cina utilizzando la piattaforma WeChat.

Protagonisti ne sono Simona Goretti, di 35 anni, della provincia di Agrigento, e il marito Salvatore Ciulla, di 40, di Augusta, residenti a Marsala. Il brand è Felicia - in italiano - in onore della nonna di Simona, e Yizhenguan - in cinese - che letteralmente vuol dire "Padiglione dei Tesori Italiani".

L’idea imprenditoriale scaturisce da esperienze e studi approfonditi sull'enorme sviluppo dell'e-commerce in Cina: da un lato una continua richiesta da parte dei consumatori cinesi di prodotti esclusivi e dalla qualità garantita, dall'altro lato le PMI italiane in grosse difficoltà ad entrare nel mercato cinese, sia nel General Trade che nell'online.
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Mettendo insieme queste due necessità con l'amore dei cinesi per la tecnologia, i due ragazzi, sposati da cinque anni, hanno sviluppato uno e-Shop di prodotti siciliani su WeChat, gestita con la legislazione del cross border. Si tratta della piattaforma del colosso Tencent, che conta 1 miliardo di utilizzatori attivi al mese ed è la piattaforma più utilizzata dai cinesi (il 35 per cento del tempo passato su Internet dai cinesi è proprio su WeChat) che permette di condividere e vedere i momenti di vita degli amici (come succede con Facebook), di messaggiare (come su whatsapp) e pagare qualsiasi cosa: dal taxi alle utenze (Wechatpay).

«Ho studiato cinese e ho vissuto per tre anni in Cina – dice Simona – e ad un certo punto ho deciso di darmi una chance in Sicilia, oppure tornare indietro. Sono laureata in Lingue e poi specializzata in Internazionalizzazione di Impresa, mentre mio marito è un tecnico e cura tutta la parte legata al digitale - che in Italia è sottovalutata ma in Cina è una tappa obbligata - in modo completo.

Il campo dell’export – aggiunge – ci sta dando davvero delle soddisfazioni nonostante il blocco causato dal Covid abbia rallentato anche la nostra attività, ma senza pregiudicarne troppo l’andamento. Abbiamo raggruppato un po’ di produttori siciliani e da quattro mesi il nostro shop si è lanciato nel mercato con prodotti di qualità, molti dei quali fatti a mano: si va dall'agroalimentare (vino, olio, conserve dolci e salate, bibite, sale, cioccolata), agli accessori di abbigliamento, all’artigianato (corallo, ceramica). Stiamo cercando di espanderci anche con la cosmetica e qualche altra branca”.

Il meccanismo consiste nel commercio elettronico B2C: si vende direttamente ai consumatori finali, garantendo controllo su tutto il processo di supply-chain, senza il bisogno di intermediari (che tendono a introdurre prodotti premium con prezzi altissimi, lasciando la fascia media abbastanza scoperta) e permette ai brand stranieri di entrare e testare il mercato cinese con investimenti ridotti rispetto al General Trade. Per il 2020 il CBEC Turnover è previsto attorno a 1 trilione di euro (che corrisponde a 1000 miliardi), con un mercato totale pari a € 611 milioni per il 2019. Se utilizzato bene, può aiutare a entrare anche nel canali tradizionali. In programma, per il futuro, ci sono altri progetti nel settore. Presto sentiremo parlare ancora di Simona e Salvatore per ulteriori novità. La Cina ormai è nel cuore.
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