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Il "doppio miracolo" della Riserva di Priolo: dove la forza della Natura continua a vincere

Il primo "miracolo" nel 2015, l'altro all'inizio di ottobre. Una sfida andata oltre le più rosee previsioni. E proprio roseo è l’aggettivo adatto a questo breve racconto di una Sicilia e di siciliani testardi e tenaci

  • 29 ottobre 2021

La storia della Riserva Naturale Saline di Priolo è una di quelle che merita di essere raccontata, si tratta di una sfida, non solo vinta, ma andata oltre le più rosee previsioni. E proprio roseo è l’aggettivo adatto a colorare questo breve racconto di una Sicilia e di siciliani testardi e tenaci.

Ci troviamo al centro del triangolo Augusta-Priolo-Melilli dove sorge uno dei poli petrolchimici più grandi d’Europa e tristemente noto per l’elevato tasso di inquinamento. Prima del sogno industriale di Enrico Mattei la spiaggia di Marina di Melilli con le Saline Magnisi e l’omonima penisola, erano un piccolo eden abitato già in epoca protostorica. La penisola Magnisi ha visto fiorire, nella media età del bronzo, la civiltà di Thapsos.

Le Saline, la cui storia è antica come la pesca del tonno a cui sono indissolubilmente legate, hanno vissuto un lento declino negli stessi anni in cui, una dopo l’altra, sorgevano, le raffinerie, fino a cadere nell’oblio.
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Ma gli uccelli, soprattutto quei migratori che vanno in cerca di cibo nelle loro lunghe traversate del Mediterraneo, non hanno mai abbandonato la frequentazione dell’area salmastra. Per questo motivo gli ornitologi della LIPU, che seguivano le rotte dei volatili e censivano le specie presenti nelle aree umide della Sicilia sudorientale, segnalarono negli anni ‘80 questo piccolo spazio vitale alla Regione Sicilia chiedendone la tutela.

Dovranno aspettare quindici anni per vedere istituita la Riserva che gli verrà affidata solo nel dicembre del 2000. In questi venti anni è avvenuto un piccolo miracolo. L’ornitologo Fabio Cilea, infaticabile e appassionato direttore della Riserva, e la geologa Francesca Di Blasi, che coordina le attività di educazione ambientale, assieme agli amici e volontari della LIPU, hanno ridato vita ad un sito che è divenuto simbolo di rinascita di un territorio il cui destino sembrava ineludibile.

Ripulire il pantano che era stato trasformato in discarica, creare percorsi naturalistici, realizzare dei capanni per il birdwatching e promuovere la Riserva iniziando dalle scuole e dalle associazioni ambientaliste, questi gli obiettivi perseguiti negli anni. Nel tempo è stato realizzato a scopo didattico un prototipo in legno di mulino a vento che nelle saline serviva ad azionare la vite senza fine per travasare l’acqua da una vasca all’altra durante le fasi della lavorazione del sale. Con lungimiranza sono stati organizzati concerti e rappresentazioni en plein air.

Non sono mancati i premi e i riconoscimenti, ma la soddisfazione più grande l’hanno regalata i veri padroni della Riserva, i volatili. Il ritorno del Pollo sultano, l’avvistamento di specie rare, il numero sempre crescente di presenze censite nel piccolo specchio d’acqua, hanno ripagato l’Ente gestore degli sforzi compiuti.

Il fatto eclatante, che ha portato alla ribalta oltre i confini nazionali la piccola area protetta, è accaduto nel 2015 quando una sessantina di coppie di Fenicotteri rosa, primo caso in Sicilia, scelse il sito per nidificare.

Fino a quel momento in tutta l’Isola gli eleganti trampolieri erano stati segnalati come specie erratica, di passaggio, mai nidificante. La scelta di questa piccola area nascosta tra i fumi del petrolchimico è stata un premio alla costanza e all’impegno di chi ha lavorato per creare le condizioni adatte alla nidificazione.

Una grande soddisfazione per quella che si poteva considerare la cenerentola tra le aree protette siciliane. Da allora i Fenicotteri, diventati una presenza costante, nidificano ogni anno ed in colonie sempre più numerose.

E con loro sono aumentate le presenze di scolaresche, di intere famiglie e di visitatori alla ricerca dei pulcini dalle ali ancora grigie di questo instancabile volatore che fa la spola tra le coste del Mediterraneo. Fino all’ospite più illustre, il frontman dei Rolling Stones Mick Jagger, che, in una recente vacanza in Sicilia, ha chiesto di visitare la Riserva per osservare i Fenicotteri nel loro habitat naturale.

Ma la Sicilia è una terra difficile, è una terra che arde, soprattutto d’estate, e brucia per mano umana. Questa triste sorte, condivisa con lo Zingaro, Pantelleria, Cava Grande, Val d’Anapo, e numerosi altri siti naturalistici di pregio, è toccata nel 2019 all’intera area, incenerita in poche ore da un vasto incendio. Venti anni di lavoro andati in fumo non hanno scoraggiato i responsabili della Riserva Naturale, nessuna intenzione di gettare la spugna, solo il tempo di censire i danni e rimboccarsi le maniche.

Numerosi si sono presentati gli amici della Lipu, della Riserva, dei Fenicotteri, per mettersi all’opera e ricostruire questa piccola Oasi tra le ciminiere e restituirla alla comunità più accogliente di prima. Appena due anni dopo l’incendio e il miracolo si è ripetuto, Saline di Priolo ha riaperto i battenti nel mese di ottobre. Un segnale di speranza, un messaggio, un bell’esempio, per una terra che ne ha ancora bisogno.

Come arrivare:
Lungo la SP 114 (ex SS 114), nel tratto compreso tra Priolo Gargallo e i centri commerciali, seguire le indicazioni per la Riserva.

Info e contatti:
La riserva è aperta tutto l’anno gratuitamente. Per informazioni su visite guidate e laboratori è possibile visitare la pagina Facebook ed è necessario prenotare chiamando il numero 0931 735026
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