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Fu costruita dai discendenti dell'ammiraglio Nelson: in Sicilia c'è un "pezzo di storia" in vendita

La residenza storica che sembra più una reggia, situata in uno scorcio incantato che si affaccia sul mare, attende di avere nuovi proprietari. Ma non è facile averla

Balarm
La redazione
  • 16 novembre 2020

Villa La Falconara a Taormina

Si sa le cose belle costano care e, spesso, per quanto le si possa rincorrere rimangono inarrivabili.

Corre questo destino per "Villa La Falconara", residenza storica che si avvicina più ad una reggia, situata nel cuore di Taormina, che attende, ancora, di essere acquistata e rivalutata.

La villa di proprietà di una famiglia catanese, dopo rimbalzi su agenzie immobiliari e siti pertinenti, sarebbe ancora in cerca di un nuovo proprietario che, però, tra i requisiti dovrebbe avere quantomeno un portafogli da 12 milioni di euro.

L'edificio vanta, infatti, da un lato radici storiche importanti dall'altro una struttura a tre livelli imponente (per un totale di circa1050 metri quadri), con un giardino veramente unico nel suo genere (circa 50.000 metri quadri), oltre ad essere immersa in uno dei paesaggi più caratteristici di Taormina.

Come dire, i milioni di euro sono più che giustificati tanto che la villa ha fatto gola a personaggi del calibro di Silvio Berlusconi, Putin e non ultimi il duo di stilisti Dolce&Gabbana.
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Ma andiamo alle sue origini che spiegano tanto valore.

Nel 1799 Ferdinando I di Borbone, re delle Due Sicilie, insignisce Horace Nelson, ammiraglio della flotta inglese, del titolo di duca di Bronte in segno di gratitudine per l’aiuto prestatogli nella riconquista del trono.

La donazione, confermata il 13 febbraio 1801, comprendeva tutti i territori di Bronte e Maniace, in Sicilia, precedentemente legati all’Abbazia benedettina di Santa Maria in Maniace e di San Giovanni di Fragalà e comprendeva, tra l’altro, anche l’Ospedale Maggiore di Palermo.

In realtà l’ammiraglio Nelson, che nel testamento si firma Nelson di Bronte, non riuscì mai a visitare il suo feudo, che venne amministrato dal visconte Johann Graefer.

Alla morte di Nelson la Ducea venne ereditata dal fratello e quindi dalla nipote Charlotte, sposata Bridport, che fu la prima rappresentante della famiglia a venire in Sicilia.

Lady Charlotte si trovò a visitare Taormina ma le preferiva Maniace essendo rimasta sconcertata dalla situazione locale; tuttavia intorno al 1867 la famiglia acquistò un terreno a Taormina, in contrada San Leo.

Nel 1873 il figlio di Charlotte, il visconte Bridport, affidò le sue terre al figlio Alec Nelson Hood che nel 1904 diventò il quinto duca di Bronte ed avendo ereditato anche il terreno di Taormina, il 15 aprile 1911 iniziò a costruire la Villa della Falconara.

La struttura architettonica si snoda su tre livelli, ciascuno dei quali è sui 350 metri quadri, circondata dall’immenso giardino, suddiviso in strette terrazze degradanti, che per la complessità della sua struttura sembra quasi un labirinto dove non compaiono solo piante e alberi (si sono riscontrate 81 specie prevalentemente arboree).

Si ritrovano colonne di ordine tuscanico in pietra di Melilli, diverse gradinate, la statua in gesso del Tempietto, il piedistallo per la meridiana, un pozzo in pietra con arco in ferro battuto, la fontana in pietra d’Istria, diverse panche e vasi in pietra di Vicenza.

A testimonianza della storia custodita nelle fondamenta della Villa, unitamente alle vicende ad essa connesse, sono state riscontrate diverse notizie nell’archivio della famiglia Nelson, che si trova a Palermo, oltre ad una serie di informazioni che raccontano di vicende legali, documenti e fatti che, ieri come oggi, minacciarono la struttura.

Per quanto si faccia riferimento ad una famiglia catanese come attuali proprietari la struttura è stata, negli ultimi anni, in balia di atti vandalici: dal furto del 2018 - che ha svuotato la villa di numerosi oggetti di valore - al vasto incendio del 2019, che non l’ha distrutta grazie al tempestivo intervento delle autorità.

Al momento ci sarebbe al vaglio una proposta di acquisto: non rimane che augurarsi che presto la trattativa venga conclusa, almeno questo gioiello storico-architettonico siciliano andrebbe incontro ad un futuro più splendente.
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