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Amarcord, viaggio di condivisione sul filo del ricordo

  • 26 giugno 2006

Trasporre nel balletto uno dei più grandi capolavori della storia del cinema italiano non è certo un’operazione semplice. Ancor più se il film in questione è “Amarcord” di Federico Fellini, regista che da Mario Pasi è stato definito un “immenso favolista” per il quale il ricordo doveva per forza di cosa diventare surreale ed essere reinventato in modo sorprendente. A cimentarsi in questa difficile impresa di riadattamento è stato Luciano Cannito, attuale direttore del Corpo di Ballo del Teatro Massimo, che il 2 luglio, con replica il 5 luglio (e non più il 4, a causa delle semifinali mondiali, i biglietti già emessi sono comunque validi), debutta come coreografo dello spettacolo al Teatro di Verdura di Palermo.

A proposito di Fellini egli afferma: «Il merito di un regista è trasportare tutti coloro che guardano la sua opera, in un viaggio di condivisione, dove vedono ciò che tu vedi, sentono ciò che tu senti, provano ciò che tu provi, ricordano ciò che tu ricordi. Guardando il film mi è sembrato di rivivere cose già vissute, mi è sembrato di vivere uno spaccato dell’Italia a cavallo tra le due guerre, dell’Italia piccola, quella della gente comune con i soliti problemi di tutti i giorni». Come riportare dunque tutto ciò nel linguaggio della danza, che per quanto universale è sicuramente meno esplicito del testo scritto? La visione sognante della realtà che Fellini aveva è sicuramente d’aiuto. Il disinteresse verso gli effetti speciali e i suoi personaggi sempre immersi in una dimensione onirica, rendono il suo universo cinematografico già di per sé molto vicino al teatro e in particolare all’arte della danza.

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Ma il balletto realizzato da Cannito, già proposto nel 1995 al Teatro San Carlo di Napoli, più che un remake vuole essere un omaggio al regista riminese attraverso il richiamo al film che più di tutti rappresenta le sue reminiscenze, la sua terra, la sua infanzia. Ecco perché le musiche scelte per lo spettacolo dal compositore Marco Schiavone, il quale per l’occasione ha scritto anche alcuni pezzi originali, scavano nel mondo della musica popolare. Dietro i famosi temi scritti per il film da Nino Rota, ci sono dunque le canzoni popolari in voga in Italia negli anni tra le due guerre, ripescate attraverso un lungo e accurato lavoro dagli archivi Rai. Per il loro potere evocativo queste vecchie registrazioni dell’Eiar sono state lasciate intatte, col suono non perfettamente nitido e un’orchestrazione elementare.

Luciano Cannito ha iniziato la sua attività di coreografo già durante la sua carriera di danzatore a soli 24 anni, nel 1986, con le coreografie per lo spettacolo Spin, prodotto dal Posthof Theater in Austria.Nel 1987 ha fondato a Napoli Dance Theatre, compagnia con la quale ha rappresentato l'Italia all'edizione 1987 del International Tanz festival di Vienna. Dal 1992 al 1995 e' stato direttore artistico del balletto di Napoli, effettuando tournèe in Canada, Austria ed Israele. Per questo spettacolo con Cannito ritorna a Palermo, dopo il tutto esaurito di dicembre 2005 con "Lo Schiaccianoci", l’etoile Viviana Durante, accompagnata da Vladimir Derevianko e con la partecipazione straordinaria della cantante Nicki Nicolai. Orchestra, Corpo di Ballo e Coro del Teatro Massimo diretti da Marzio Conti. Scene di Carlo Sala, costumi di Roberta di Bagno.

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