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Il patto con gli dei dell'arte del Kerala

  • 13 novembre 2006

La XXXI edizione del “Festival di Morgana”, la famosa rassegna di opere dei pupi e di pratiche teatrali tradizionali che ogni anno si tiene presso il Museo Internazionale delle Marionette “Antonio Pasqualino”, stavolta vede come protagonista il teatro di figura asiatico e la sua rappresentazione attraverso l’opera dei pupi indiana. Ad inaugurare l’apertura del festival è stata la mostra “Kerala, un pacte avec les dieux” organizzata con il contributo dell’assessorato alla Cultura del Comune di Palermo e in collaborazione con il Musèe d’ethnographie di Ginevra.

La mostra presenta le suggestive fotografie di Johnathan Watts realizzate in India durante la spedizione etnografica condotta da Laurent Aubert, del Musèe d’ethnographie di Ginevra, a Kerala (India del sud) dal 1998 al 2001. Sessanta immagini di straordinaria bellezza dove sono racchiusi “tutti i colori dell’India”, dove traspare, in ogni gesto e in ogni sguardo, l’amore e la credenza nelle proprie radici e nelle proprie tradizioni. Questo ciclo di immagini racconta la lunga ed antica memoria delle arti sceniche del Kerala attraverso i suoi particolari rituali, rituali che nascono dalla costante interazione che ha luogo all’interno della civiltà indiana tra la religione e l’arte: momenti che hanno colpito, non solo l’obiettivo, ma anche l’animo del fotografo.

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L’attenzione di Wattz si focalizza infatti sui colori sgargianti e caldi dei costumi, sulla meticolosità e la precisione della preparazione ai rituali, sulle danze che, con i loro movimenti sinuosi e primitivi, danno proprio la sensazione di essere di fronte a divinità e spiriti, come se si assistesse ad uno sconvolgimento cosmico di forze sovraumane. E ancora, l’intensità delle espressioni di questi volti trasfigurati in maschere variopinte un po’ animalesche, un po’ surreali che non infondono terrore, ma trasmettono tutta la loro fede. Queste fotografie hanno la capacità di farci penetrare nel mondo potremmo dire fiabesco del kerala, le immagini catturano lo sguardo dell’osservatore, che riamane attratto da questo mondo umile e carico di pathos.

La mostra è arricchita da dieci burattini del Pavakathakali provenienti dal Museo di Ginevra. Questi burattini di non comune bellezza riproducono nei dettagli i danzatori del Kathakali (teatro indiano), con le stesse maschere e gli stessi ricchi costumi. Ognuno di loro è caratterizzato da abiti finemente ornati e da accessori quali collane, monili e corone, lunghi capelli di paglia e grandi occhi rossi. Ben diversi dai nostri “pupi Siciliani”, questi burattini sembrano non avere nulla di umano, paradossalmente non sembrano neanche essere stati creati dalla mano dell’uomo. Hanno l'aria, invece, di provenire dal regno degli Dei, con questa loro aurea di verità soprannaturale.

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