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Il trovatore del tempo andato

  • 4 settembre 2006

Si definisce “artista di strada e musicante prestato alla scuola” Giuseppe (Joe) Vitale, autore, per le edizioni Ila Palma, de “Il Trovatore del tempo che fu” (pagg. 154, 15,00 euro). Un personaggio come i tanti questo autore, in uno degli angoli di questa Sicilia nascosta, che talvolta rappresenta un’immagine deviata, deformata, ambigua oppure scanzonata e, in qualche modo, decisamente provocatoria e inafferrabile. Le goliardiche espressioni sono solo un gioco, così come i ricordi, i personaggi incontrati, reali o immaginati, ma anche vestiti di una realtà storica apparente.

E poi le suggestioni, le annotazioni dell’intimo, quel modo di essere “nostrano”, farsa o concretezza poetica? Qui sta la domanda. Così in questo alternarsi, tra parole e musicalità, proprie delle impietose e satiriche “menestrallate”, scorre un passato antico, fatto di “cunto”, che ancora oggi può apparire d’una prorompete attualità. Espressioni semplici, essenziali, proprio come le riflessioni di un poeta-agreste. Ma attenzione: non siamo di fronte a un novello Giacomo Giardina. Quest’ultimo, pecoraio, contadino, venditore ambulante, tipografo, poeta, aveva dedicato un breve poema al padre del futurismo italiano Marinetti, poi divenuto in seguito sostenitore di quell’auto-didatta da campagna, tanto da curare la prefazione del libro, un vero “caso letterario” edito da Vallecchi nel ’31, "Quand’ero pecoraio".

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Nel caso di Vitale, invece, siamo di fronte a un musico, un maestro d’orchestra, un direttore di una di quelle conclavi bandistiche che nascono, si sviluppano, divertono e si divertono in uno dei tanti comuni della provincia isolana (non per questo Joe Vitale, con il gruppo bandistico del comune di Torretta, è stato prescelto dai registi Ciprì e Maresco per comporre e musicare la colonna sonora del film “Lo zio di Brooklyn”, n.d.r.).

Così scorrono le pagine, che in parte ci portano anche a precedenti esperienze e scritti, sempre per la Ila Palma, quali: Klangfarbenmelodie (1977), Le nove sinfonie di Beethoven (1980), Canzoniere Siciliano (1992) e Viaggio nell’etnomusica, volume I (2000) e volume II (2006), per citarne solo alcuni. Un fare colloquiale anche se tra rime non sempre felici; un libro che coltiva l’ambizione di farsi complice con il lettore. Con quell’essere farsesco nei toni, ma allo stesso tempo malinconico nei contenuti; quando non ilare, canzonatorio o al confine del "non sense", con lo scherzo sempre dietro la porta, o meglio, dietro una finestra spalancata.

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