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La "bebida nacional" del Messico: signore e signori, i migliori Margarita di Palermo

Parliamo della storia del cocktail preferito di Jack Kerouac, inventato negli anni Trenta per amore in un ranch messicano. Ecco alcuni locali dove si beve a Palermo

  • 17 novembre 2017

C’è chi lo ha definito la quintessenza dell’eleganza e non a caso è il cocktail preferito di Jack Kerouac. In America ha una giornata tutta sua, il 22 febbraio in alto le coppe: si festeggia il "National Margarita Day".

Margarita, che vuol dire perla in latino, fa parte della prestigiosa categoria dei sour: drink preparati con distillato, succo e correttore. Dal sapore erbaceo, forte e deciso (come il suo grado alcolico) ma allo stesso tempo piacevole e rinfrescante, in un perfetto equilibrio agrodolce.

Il cocktail storico batte bandiera messicana visto che l’ingrediente principale è il distillato tipico, la tequila, e si è guadagnato il titolo di "bebida nacional" proprio in Messico, Paese di cui non poteva che diventare simbolo. Ma la sua diffusione, preceduta solo dalla sua fama, ha abbattuto ogni confine e lo ha reso uno dei cocktail più conosciuti al mondo.

Sono in tanti a contendersene la paternità, ma la storia più affascinante che poi è anche la più romantica, riguarda una donna: una soubrette, e talvolta attrice di nome Marjorie King (nemmeno a dirlo "Margarita" in messicano), che nel 1938 era ospite de "La Gloria" Ranch di Tijuana.
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Le pettegole invidiose la chiamavano la "stellina del basso teatro" ma lei era molto di più, brillava di luce propria su quel palco che tanto l’aveva resa famosa tra il pubblico, che era capace di non staccarle gli occhi di dosso per diverse ore. Di canzoni, dediche e petali di rosa era quasi stanca lei, ma lui, Danny Herrera, che di donne e di drink se ne intendeva e non poco, le serviva da bere tutte le sere dopo lo spettacolo e pur di rubarle anche solo un sorriso si sarebbe inventato di tutto.

Impresa difficile, Marjorie era allergica a qualsiasi distillato ma guai a chi le toccava la sua tequila. Era bellissima quella sera, forse anche più del solito, quando entrò nel locale ricoperta di piume e lustrini, e vestita di sguardi si diresse al banco per ordinare da bere.

Fu allora che Herrera racchiuse in una coppa tutto ciò che sentiva e offrì alla sua perla il cocktail che da lei prese il nome.

Inebriante romantica dichiarazione d’amore: il calore della tequila stemperato dalla freschezza acidula del succo di limone si annulla nei caldi e seducenti rimandi zuccherini del triple sec, liquore aromatizzato con olio essenziale di arance amare, per poi finire in una crosta sottile di sale sul bordo della coppa che, non appena a contatto con la bocca, si scioglie donando quell’inconfondibile sapore che rende la miscela unica, una perfetta sinfonia di sapori contrastanti.

La soubrette, lusingata dal gesto, ricambiò il barista con la cosa che lui più desiderava, un sorriso… ma nulla di più! Il fascino che conquista ma che non perdona (soprattutto il giorno dopo), mai drink fu più rappresentativo.

Nel decennio successivo questa versione sofisticata del modo più popolare di bere tequila (il comunissimo shot con tanto di leccata di sale e limone) era sulla bocca di tutti tanto che lo slogan di un grosso importatore del distillato recitava: "Margarita: is more than a girl’s name".

Ricetta I.B.A.: 3,5 cl tequila, 2 cl triple sec o cointreau, 1,5 cl succo di limone. Preparazione: Raffreddare una coppa da Margarita, classica forma a sombrero rovesciato, con del ghiaccio per pochi minuti. Togliere il ghiaccio e con una fetta di limone bagnare leggermente il bordo del bicchiere, immergerlo poi nel sale e girare velocemente per far cadere l’eccesso di sale. Mettere tutti gli ingredienti in shaker insieme a del ghiaccio, agitare per un po’ si secondi e versare il drink filtrando nella coppa orlata di sale. Il grado alcolico è di circa 31,4% volumi.

Tommy’s Margarita: è la variante più conosciuta del Margarita con una storia molto più recente e soprattutto con un padre certo. Fu servito per la prima volta nel 1980 nel Tommy’s Restaurant and Wirld’s Best Tequila Bar di San Francisco dalle mani esperte di Julio Bermejo (ambasciatore del distillato negli Stati Uniti). Questa variante del grande classico, che ebbe successo immediato, prevede la sostituzione del Triple Sec con due cucchiaini di dolcissimo sciroppo d’agave.

Dove si beve a Palermo: al Close per un Margarita originale ma riarrangiato in nuovi equilibri a rigor di palato, con succo di lime fresco, tequila bianca e sale a mezza crusta in coppe di vetro lavorate. La variante Mariaclare è intrigante e molto aromatica ma non intacca l’identità del grande classico, lo charme del ribes nero de la creme de cassis sul sentore affumicato del mescal artigianale e succo di lime in un raffinato equilibrio agrodolce

Da Bolazzi per un Margarita classico, un mixsour limone-lime con profumo di lemon twist. La variante Mexmar, super speziata con crosta di sale nero di Cipro da un lato della coppa e paprica forte dall’altro, tequila invecchiata e miele, con fragranza di lemon-orange twist

Al Graal per un Margarita classico in coppa decorata con sale rosso o sale affumicato, e per gli amanti del piccante una variante con concentrato di bitter smoked.

Al 13 Tapas per la Sonny’s Margarita, una variante “very hot spicy” del Tommy’s Margarita in versione “on the rocks” (con ghiaccio), con liquore al chili, tequila reposado , crusta di sale e tre tipi di peperoncino, servito in tumbler basso decorato con fili di peperoncino essiccato

Al 161 per un Tommy’s Margarita al profumo dei limoni di Sicilia in coppa Michelangelo, la variante Senorita twist "all pink", con succo di melograno fresco, tequila reposado, albume e lime, con crusta di sale rosa e scorza d’arancia disidratata

Da Bocum per un Cosmopolitan all’apparenza ma Margarita nell’anima, un twist davvero interessante, il sapore terraceo che sa un pò di ciliegia del succo di barbabietola rossa sposa l’erbaceo speziato del giovane mescal e il piccante del liquore al peperoncino messicano, a sigillare il patto il sapore unico del sal de gusano.
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