FOOD & WINE
La salsiccia: la carne del “peccato”
Sono appena finiti i fasti della vita carnascialesca. Ripiombano con tutta la violenza i problemi nel mondo, pilotati inevitabilmente dai media, e gli scontri su privilegi, che non hanno più motivo di esistere, dato che le relazioni interpersonali si sono naturalmente evolute, riaffermando il proprio diritto di esistere. A noi, fra sensi di colpa indotti e intenti di ribellione, non resta che ricordare i fasti del giovedì grasso e la meravigliosa festa, a cui siamo stati invitati. Fra maschere e risate, una parte prioritaria, come sempre, era della convivialità. Un ricco banchetto era allestito nel salone attiguo a quello del ballo. Ricco di ogni ben di dio, brillava per una portata, che ha una tradizione millenaria: la salsiccia. Nota anche ai Romani, il nome significa carne a pezzi salata. Si produce in tutta Italia, ma devo dire, senza nulla togliere alle altre, che quella siciliana, secondo me, è la migliore. Meno dolce, più selvaggia, ha quell’aroma di finocchio e pepe, che la rende unica. E poi si presenta più appetitosa, rispetto alle sorelle tagliuzzate e ordinate in fila in vassoietti di polistirolo: rosea, lucente, lunga e liscia, un serpente che annoda le sue spire, placido e paziente. Ne abbiamo di due tipi: quella grossa, con i rocchetti più corti, è da fare al ragù; quella sottile, con i rocchetti lunghi, si cucina arrostita. Era la regina della tavola: si univa ai funghi e alla ricotta nella focaccia, preparata al forno con le patate, esaltava le penne con le melanzane. Questa è la cosa che mi ha esaltato. Purtroppo non solo me!
L’abbinamento
La nostra pietanza presenta a livello gustativo notevoli caratteri di complessità. Dopo il primo assaggio emerge, con netta predominanza, il sapore deciso ed intenso della salsiccia, le cui caratteristiche principali sono la grassezza e la succulenza. Quest’ultima viene notevolmente amplificata dal sugo su cui la nostra carne si trova irrimediabilmente immersa. Tale matrimonio rende il piatto più strutturato e contribuisce in maniera sensibile ad accrescerne la sua untuosità. La sintesi di tutti gli elementi suggerisce di abbinare un vino rosso secco e maturo, con un bouquet intenso e ricco di sentori di frutta rossa, morbido, caldo, abbastanza tannico, di corpo e dotato di una buona persistenza aromatica intensa. Tra le varie proposte disponibili in commercio il Nero d’Avola riserva prodotto nella Doc Delia Nivolelli sembra soddisfare le nostre pretese.
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