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Mimmo Rotella, l'ultimo omaggio di Palermo

  • 16 gennaio 2006

L’ultimo omaggio l’ha ricevuto da Palermo. Si è infatti spento l’artista calabrese Mimmo Rotella, appena poche settimane dopo l’inaugurazione di “Effaçages e lamiere”, ricca mostra dedicata all’autore dalla Provincia di Palermo, visitabile fino al 23 febbraio al Loggiato San Bartolomeo, in corso Vittorio Emanuele 25 (dal martedì al sabato, 16.30-19.30; la domenica 10-13; ingresso gratuito). Stroncato dalla malattia, scompare uno dei maggiori rappresentanti dell’arte italiana nel mondo nell’ultimo cinquantennio, un artista dai larghi confini, un autore eclettico in grado di spaziare fra diversi linguaggi artistici, fra l’altro inventore della poesia fonetica. La complessità del personaggio Rotella si svela nel lavoro di una vita, nell’approdo a soluzioni tecniche diverse ma sempre inquadrabili in un percorso coerente. L’esposizione palermitana, promossa dall’assessorato alla Cultura, organizzata dalla casa editrice d’arte romana “Il cigno-G.G. edizioni”, curata da Lea Mattarella e realizzata in collaborazione con la fondazione “Mimmo Rotella”, offre un approccio interessante alla produzione rotelliana, proponendo numerosi inediti ed accostando opere recenti, ovvero le lamiere del 2004, agli effaçages realizzati nella prima metà degli anni ’70.

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Quando lavora ai primi effaçages, Rotella si trova a Parigi ed opera da circa un decennio nell’ambito del “Noveau Réalisme”, movimento teorizzato nel 1960 dal critico francese Pierre Restany. Già negli anni Cinquanta, durante la permanenza a Roma, Rotella ha concretizzato la propria svolta stilistica, distaccandosi dalla maniera geometrica e maturando una concezione della realtà oggettuale contemporanea come infinito serbatoio di materiali da organizzare in opere d’arte, come materia per un atto creativo significativo in sé. Di fatto, nottetempo l’artista va strappando, da muri e supporti, manifesti e cartelloni con cui costruisce i suoi décollages. Se la “illuminazione” lo coglie a Roma, è nell’ambiente parigino che l’artista trova continui stimoli e maggiori occasioni di confronto. Nella capitale francese, dove resterà fino al 1980, Rotella lavora non solo con manifesti ma anche con oggetti vari, da cui i suoi assemblages, e opera sulla produzione seriale. Dal ’67 utilizza prodotti tipografici per realizzare gli Art-typo, e dai primi anni Settanta realizza gli effaçages, prodotti attraverso la cancellazione parziale, tramite solventi, di immagini pubblicitarie tratte da riviste. Tralasciando il riferimento alle matrici culturali ed artistiche che hanno influenzato l’arte rotelliana, fondamentale è cogliere il senso del continuo confronto dell’autore con materiali-simbolo della nostra epoca tecnologica e consumistica, sondata e svelata nelle sue contraddizioni e peculiarità. Già l’operare artistico si carica di significato, sia per lo stesso atto di strappare o rimaneggiare un materiale già dato, fruito e riconoscibile, sia per la scelta di cosa o di come strappare e utilizzare.

Quando lavora sul manifesto, Rotella modifica l’immagine mediatica cancellando, arricchendo, sovrapponendo, ripetendo in serie e così via. Una volta rimaneggiata e decontestualizzata, la figurazione non risponde più al suo fine originario, si sottrae al suo tempo “a scadenza” ed assume un nuovo senso. Con gli effaçages ci si addentra in una dimensione intima, incentrata soprattutto sull’universo femminile, e si coglie già quel sorriso lieve che accompagna costantemente il discorso rotelliano. Con le recenti lamiere, che riprendono in parte i lavori di fine anni Ottanta, successivi al trasferimento a Milano, l’intero supporto del manifesto pubblicitario diviene mezzo e simbolo del carattere effimero di quel repertorio visivo con cui ci si confronta quotidianamente. Il valore mediatico persiste ma cambia segno e si universalizza in questo passaggio alla dimensione dell’arte. La sovrapposizione stessa delle figurazioni, svelata da misurati squarci, denuncia la transitorietà dei messaggi visivi e mette a nudo il caos di informazioni, scollegate da un tutto, da cui siamo bombardati al punto da esserne assuefatti. È chiaro l’invito a guardare il nostro habitat contemporaneo, la città, come fosse un “museo”, per usare un’immagine dello stesso Rotella, e volgere un rinnovato sguardo alle vesti indossate da ogni forma di propaganda e pubblicità, così partecipi del contesto metropolitano.

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