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"Opera - Sui relitti delle libertà" per Lampedusa

I relitti delle imbarcazioni come materia prima per realizzare opere d'arte. Il ricavato andrà all'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati

  • 28 settembre 2011

L'arte come ponte tra due sponde, come messaggero di solidarietà e speranza. Questo è il senso del progetto ideato da Franco Andaloro e Patrizia Italiano, in collaborazione con Gaetano Calà e Sergio Garofalo: "Opera - Sui relitti delle libertà". Il progetto è stato sostenuto dall'Associazione Nazionale Famiglie Emigrate (ANFE), con il patrocinio del Consiglio dei ministri, dell'Assemblea regionale siciliana, della Prefettura di Agrigento, dell'Agenzie delle dogane e dal Comune di Lampedusa. Il progetto è presentato mercoledì 28 settembre, alle ore 20, presso la Villa Orlandi di Roma. Mercoledì 9 novembre, invece, i lavori saranno presentati al Parlamento europeo, a Bruxelles, durante il convegno organizzato dall'ANFE "Democracy - Cittadinanza italiana ed europea, proposte e ipotesi per avviare un nuovo dibattito.

L'obiettivo è quello di creare delle opere d'arte a partire dai relitti delle imbarcazioni che hanno portato in Italia, dal 2005, più di 100 mila africani. I relitti che si trovano fra il porto di Lampedusa, i deposit e nei siti di demolizione. «Un modo per dire - spiegano gli ideatori - che un relitto è testimonianza ma anche porta verso il futuro e segno e simbolo della speranza in un mondo migliore. Ma anche per segnalare la valenza epocale del fenomeno immigrazione, i suoi aspetti umanitari e dare attraverso l'arte un segno di solidarietà». Il ricavato dalla vendita sarà devoluto all'UNHCR, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Il Comune di Lampedusa ha messo a disposizione degli artisti che interverranno uno spazio per dare forma alle creazioni. Un'iniziativa multiculturale, della durata di un anno, cui hanno già aderito molti artisti (pittori, scultori, poeti e designer) provenienti dall'Italia, dal Mediterraneo, dall'Europa e dalle Americhe. Contribuiranno anche i ragazzi della cooperativa "Lampedusa ed emigrati". Patrizia Italiano, una delle promotrici dell'iniziativa sottolinea: «I relitti non vanno visti come sofferenza, ma come nuova produzione. Oggetti che portano nuova vita». Grazie a questo progetto gli scafi delle barche diventeranno, sedie, tavolini, cassette per vino ma anche accessori di ogni ordine e tipo.

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