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The Swindle, esordio da dieci e lode

  • 22 maggio 2006

Autore: The Swindle
Titolo: Laurel Canyon
Anno: 2004
Etichetta: Autoproduzione

Tredici minuti e quarantanove secondi di puro rock. Tre tracce come un piacevole salto indietro, negli anni in cui il rock era la musica, in cui il rock era tutto. Un titolo - “Laurel Canyon” - che suona come un omaggio a un’epoca. Quel luogo sacro, in una Los Angeles che trasuda decibel, in cui ogni striscia bianca sull’asfalto ha toccato almeno una volta gli stivali di Jim Morrison, o quelli di Hendrix, le Clarks di Bob Dylan o magari le gomme di quel “big yellow taxi” tanto caro a Joni Mitchell. A proporci tutto questo sono quattro ragazzi ragusani che se avessero tatuato sul petto rock’n’roll will never die, non farebbe una piega: Alessandro Cusimano (chitarra), Francesco Occhipinti (voce), Roberta Corallo (basso) e Riccardo Cascone (batteria).
La band, formata nel febbraio 2004, ha energia e carisma da vendere, e ciò è evidente dal primo ascolto di questo cd: mentre il disco fa il suo “girotondo” attorno al laser, fuori, aldilà degli altoparlanti, sembra materializzarsi un secondo girotondo, in cui a stringersi le mani sono: Led Zeppelin, Free e Deep Purple.

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Un lavoro pieno di groove, buone idee e ottimo sound. Si è già nel vivo con la traccia iniziale “Laurel Canyon”, ben costruita su un riff dal sapore vagamente southern: basso e batteria come un binario, timbro vocale “sporchino” e classica formula Fender-Marshall per una miscela altamente infiammabile. Riecheggia invece il duo Page-Bonham nell’incedere della seguente, più veloce e più hard, “Lady Vera”: dal riffone tutto zeppeliano di Alessandro all’uso del campanaccio di Riccardo, che insieme quadrano a dovere, il brano, forse, più energetico di tutto il disco. A chiudere è “Thought I Knew Your Name”, traccia piuttosto classicheggiante che ricorda - nonostante la venatura new wave dell’incipit - i Rainbow: qualora i soli e tutti gli altri barocchismi di blackmoriana memoria non bastassero a far capire quanto Alessandro straveda per l’ex-chitarra dei Deep Purple, conviene allora chiarirsi le idee, dando un’occhiata a una sua posa “made in Japan” all’interno del book… Esordio dieci e lode, quindi, per i The Swindle, con cui fra l’altro, chi scrive, ha avuto modo di condividere il palco in occasione del raduno motociclistico Biker Music Festival di Vittoria, un paio di anni fa. Nei ricordi di quella sera: una performance di grande impatto, un terzo posto, e i tanti applausi da parte dei “wild boys” tutti patches, birra, tatuaggi e cromature.

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