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Totò Bonanno, omaggio all’arte palermitana

  • 23 maggio 2005

Fra le iniziative inserite nell’ambito dell’appena trascorsa Settimana della Cultura del Comune di Palermo, merita approfondimento la mostra “Totò Bonanno 1952-2002”, in corso fino al 3 luglio a Palazzo Ziino in via Dante (dal martedì al sabato ore 9/19.30, domenica ore 9/13; ingresso 5 euro). Fra musei aperti al pubblico e visite guidate, in un progetto di rivalutazione del nostro patrimonio artistico, si è infatti rivolta attenzione ad un autore rappresentativo dell’arte palermitana della seconda metà del secolo appena trascorso, Totò Bonanno (1928-2002), originario di Lercara Friddi (Pa), artista poliedrico, plus-premiato pittore, scenografo e illustratore. A quasi tre anni dalla scomparsa, Palermo rende omaggio a questo “suo” artista con una retrospettiva curata dal poeta e critico d’arte Giorgio Segato. In mostra un centinaio di dipinti dagli anni ‘50 al 2002. L’allestimento, curato dall’architetto Sandro Giacomarra, segue fondamentalmente il criterio della successione cronologica delle opere, ma punta anche su accostamenti di opere di vicino timbro come nelle sequenza di varie vedute del porto o di scorci di cittadine pervase da una identica atmosfera. Nel gran numero di opere esposte e nella molteplicità dei “toni”, protagonista è la Sicilia, sia essa rappresentata da paesaggi cittadini, da figure femminili intrise di sensualità mediterranea, da nature morte allusive ai nostri mari e terre, e dal mare stesso con le sue barche in legno, o da ritratti di isolani rappresentativi. Sempre colori forti, quelli della tavolozza di Bonanno, dove anche il bianco riesce ad imporsi come cromia chiassosa, accostato a campiture scure e, più in là, modulato e rafforzato da striature fredde o calde; il contrasto gioca infatti importante ruolo nell’emozione d’insieme, un contrasto che con gli anni sembra approfondire i suoi punti di accensione.

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Nei paesaggi metropolitani, le grandi geometrie delle costruzioni dominano il piano; da solidi imponenti stagliati su un uno scorcio di cielo blu intenso, divengono scatole multiformi tutte costruite attraverso sottolineature, contrapposizioni o rimandi coloristici nella serie di tele intitolate “Centro storico”, del ’94. La pittura si fa poi più vibrante nello scorrere della luce sulle superfici, negli accostamenti e nelle striature di azzurri, grigi e tonalità calde, sui chiari: un universo cromatico complicato da accensioni parziali, che conferiscono un movimento “tremulo di vita” alla figurazione; è il caso dell’opera “Il profilo dei tetti” del ‘94 o della grande tela “La Cala” del ’95, che raffigura un soggetto ricorrente nella produzione di Bonanno: la barca. All’esposizione essa ci accompagna dalla prima sala, con una “Barca in costruzione” del ’57, all’ultima, con “Scheletro di barca” del 2002: dalla “nascita” alla rovina -anche se l’ultima parola è di una “Cala al tramonto” del luglio 2002- l’imbarcazione ha già dato bella mostra di sé in numerosi oli, fra i quali il suggestivo “Piccolo porto” dell’87 o “Barche in cantiere” del ‘94. Sopravvissute a quel “mare tempestoso” che è il divenire, queste barche, proprio come gli scorci dei centri storici o gli edifici semi-diroccati, sono rievocazioni non malinconiche, ma poetiche di un passato prossimo, sono memoria che si rivela attraverso i segni sul presente.

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