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Quando entri rimani stupefatto: gli oltre 100mila volumi della biblioteca Liciniana di Termini

È senza alcun dubbio una tra le più prestigiose Istituzioni culturali della Sicilia. Fondata oltre duecento anni fa dal dottore in teologia ed insegnante di retorica, il sacerdote Giuseppe Ciprì

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 30 aprile 2022

Alcuni volumi alla biblioteca Liciniana di Termini Imerese

La biblioteca Liciniana di Termini Imerese, è senza alcun dubbio una tra le più prestigiose Istituzioni culturali della Sicilia. Fondata oltre duecento anni fa, custodisce un patrimonio librario di oltre 108.000 volumi di cui diversi manoscritti autografi di opere dei personaggi più importanti della città oltre a numerosi volumi ereditati da “un piccolo Ateneo che diffuse il sapere e la virtù”: l’Accademia “Euracea”. Era un sodalizio con vocazione letteraria che venne abolito agli inizi del XIX secolo. Numerosi documenti dell’Ateneo sono raccolti in più tomi, e custoditi presso la “Liciniana”.

La biblioteca venne fondata, dal dottore in teologia ed insegnante di retorica, il sacerdote Giuseppe Ciprì (1743 – 1809), e fu chiamata “Liciniana” dal nome di “Mopso Licinio”, che egli stesso aveva assunto come pseudonimo entrando a far parte dell’Accademia termitana.
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Ciprì fu l’animatore dell’istituto bibliotecario, mettendo a disposizione il primo fondo costituito da volumi della propria raccolta. Era spinto dalla volontà di istituire una raccolta di libri in grado di soddisfare le esigenze per tutti e non per pochi eletti. Per decenni la struttura ebbe la sede nei locali di via Roma presso la Compagnia dei Gesuiti, poi nel 1952 quando divenne sede del Tribunale, la biblioteca si trasferì negli attuali locali del complesso monumentale del Convento di Santa Chiara.

Al primo piano, tra il 1952 e il 1955, una sala venne affrescata dal pittore Alfonso Amorelli che riprendendo il mito di Ercole, tanto presente nella storia di questa città, ha eseguito una serie di scene della storia del mitico eroe culminante con l’affresco, della parete centrale, che raffigura lo stesso mentre viene ristorato dalle ninfe alle acque calde di Thermae. Questi ambienti del primo livello furono anche sede del liceo classico e successivamente di diversi istituti superiori, fino agli anni ’90 del secolo scorso.

Tra i prestigiosi volumi, della sezione antica, sono custoditi diversi lasciti tra cui quelli del barone Di Michele di Villaurea e di Liborio Arrigo. A questi si sono aggiunti anche 4.500 volumi provenienti dalla Biblioteca del Convento benedettino di San Martino delle Scale, confluite a Termini Imerese dopo l’abolizione delle corporazioni religiose in epoca immediatamente post Unità d’Italia.

Di estremo pregio sono anche numerosi incunaboli, libri a stampa del XV secolo, e “cinquecentine” del XVI secolo che rappresentano un patrimonio cartaceo di inestimabile valore. All’interno della biblioteca è anche possibile ammirare diversi ritratti di illustri termitani.

A tal proposito il canonico Rocco Cusimano, in una sua pubblicazione del 1926 dal titolo “Brevi cenni di storia termitana”, li descrive minuziosamente indicandone anche la posizione: “Nella biblioteca si trovano sopra, dietro il tavolo del Bibliotecario: nel centro il ritratto del fondatore Ciprì, Giuseppe Balsamo e del sacerdote Giuseppe Arrigo. Nella parte opposta quelli del Maggiore Drago, del dottor Liborio Arrigo, di Nicolò Palmeri, del canonico Sanfilippo, autore d’una pregevolissima storia letteraria, del filosofo Giuseppe Romano e del Barone De Michele”.

Di particolare pregio sono le pergamene del XIV e XVII secolo. Esse sono relativi a vari privilegi concessi alla città da sovrani Aragonesi e Pontefici riguardanti fiere e feste. Tra queste troviamo anche l’atto di restituzione del Monte San Calogero di cui si era impossessato la città di Caccamo. Si segnala, inoltre la pergamena che attribuisce alla città delle Terme l’onorificenza di “Civitas Splendidissima” risalente al 1499, conferita da Re Ferdinando che confermò lo stesso titolo assegnato in epoca romana. Inoltre recentemente, sono state identificate e studiate 25 pergamene in lingua greca, latina e araba di cui una è risalente ai primi del XII secolo.

Di particolare interesse sono gli stemmi dipinti sulla scatola contenente il sigillo di accompagnamento del diploma di privilegi di Pietro II d’Aragona, concesso alla città di Termini dopo l’assedio degli Angioini del 1338.

Tra l’immenso patrimonio consultabile, la biblioteca custodisce, in convenzione di deposito, importati documentazioni relativi a monasteri e corporazioni religiose soppresse a Caccamo, Caltavuturo, Montemaggiore Belsito, Sclafani e di Termini Imerese, esistenti tra il XVI secolo ed il XIX secolo. Questa documentazione, oltre a testimoniare l’attività patrimoniale, fornisce elementi preziosi non solo per la storia degli stessi Enti ma anche per quella del territorio dove essi hanno operato, sia sotto il profilo giuridico che socio- economico.

La biblioteca è in possesso anche di documenti dell’archivio storico comunale tra cui gli Atti dei Giurati della Città tra il XVI e il XIX secolo; gli atti del Consiglio Civico del XIX e XX secolo ed ancora gli Atti del Decurionato del XIX secolo.
Sin dalla sua costituzione, l’istituto culturale era amministrato, secondo le volontà testamentarie: dall’arciprete pro tempore, che ne era il Presidente, dal Barone De Michele di Villaurea e infine dal Sindaco. Solo nel 1967, d’intesa con l’Arciprete e le autorità dell’Istituto culturale, con deliberazione del Consiglio Comunale, venne municipalizzata come Biblioteca Comunale con il nome del suo fondatore.
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