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Scomparso l'artista Momò Calscibetta: lo aveva punto una zanzara, la lettera di addio

Era nato a Palermo in vicolo del Forno. La sua morte causata dalla febbre del Nilo Occidentale (unico caso nel paese) lascia attoniti. La sua lettera e la sua biografia

Balarm
La redazione
  • 3 ottobre 2022

MoMò Calascibetta

“L’arte è un modo di restituire quello che si riceve”, diceva Momò Calascibetta. E di fatto questo è quello che ha fatto per tuttta la sua vita.

L'artista siciliano, originario di Palermo, è scomparso ieri a 73 anni a causa del virus West Nile. Lo scorso agosto era stato punto da una zanzara che gli aveva trasmesso il virus (primo e unico caso in Sicilia). La notizia della sua morte - appresa proprio da un post su Fb - lascia attoniti.

Una lettera, che pubblichiamo di seguito, è stata pubblicata sul suo profilo, per mano dei familiari che hanno raccolto l'ultimo sentire di Momò Calascibetta.

"Cari amici, sono stati due mesi difficili. Vi sembrerà ridicolo, ma ad agosto una zanzara mi ha messo fuori combattimento. A me le zanzare non hanno mai fatto niente. Stavolta, però, mi sono sentito molto male. In principio non avevo collegato il mio malessere con la puntura di zanzara. Pensavo fosse covid, magari di una nuova variante, non riconosciuta dai tamponi, ma niente: pur prendendo i farmaci del caso, la febbre non passava e la stanchezza aumentava.
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All’improvviso ho perso conoscenza. Mi sono ritrovato in ospedale, con mia moglie e mio figlio al mio fianco. Avrei voluto dire loro tante cose, ma non potevo parlare. Potevo solo comunicare con gli occhi quanto volessi loro bene. Stavo combattendo la mia battaglia più difficile, contro un nemico ignoto. I medici non sapevano di che cosa si trattasse. Si limitavano a farmi trasfusioni e ad aiutarmi nella respirazione. Doveva essere qualcosa di grave, ma io volevo vivere. Volevo continuare a dipingere, continuare a raccontare al mondo la mia storia.

Sentivo vicino l’amore di Enza e Filippo e degli amici più cari, che chiamavano ogni giorno. Non potevo mollare. Infine è arrivata la diagnosi. Ero il primo caso siciliano di Febbre del Nilo Occidentale. Credo ne abbiano parlato anche i giornali. Una malattia solitamente non mortale, ma talvolta insidiosissima. E il mio corpo, purtroppo, non reagiva bene. La mia mente era presente, ma non potevo muovermi. Nemmeno i miei organi interni funzionavano. All’ospedale le hanno provate tutte, ma non c’è stato verso. Sono volato via e scoprirò altre cose.

Vi scrivo ora, prendendo in prestito le mani di Enza, di Filippo, di Andrea e degli amici più cari, per dirvi che non sono morto. Il mio corpo è morto, è cenere, la stessa cenere che mi sono divertito a spargere sul capo mio e di tante altre persone, ma il mio spirito è vivo. Ogni qual volta un mio dipinto vi strapperà una lacrima, un sorriso, una risata amara, io sarò lì con voi. Non ho alcuna intenzione di lasciarvi. Ci sono tante cose che ho ancora da fare: due mostre pronte, un catalogo, una Momografia… Certo non potrò essere fisicamente presente, ma in spirito, ve lo prometto, ci sarò. Questo non è addio, solo un arrivederci. La vita è bellissima, e gli artisti non muoiono mai
".

Prendiamo da La Tavola di Migliandolo, alcuni punti salienti della biografia dell'artista: "Momò Calascibetta nasce a Palermo in vicolo del Forno. Si laurea in architettura con Gregotti e Pollini ma sceglie di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Pittura che Leonardo Sciascia definirà"come il racconto dettagliato dell'imbestiamento di una classe di potere già sufficientemente imbestiata nella più lata avarizia e nella più lata rapacità....".

Il mondo dei sogni di Momò è abitato da draghi-unicorno, idoli arcani, sogghignanti coccodrilli, giunoniche domatrici in guepiere e frustino, sfrenate tauromachie e toreri evanescenti come lemuri,cavalieri dimentichi e addormentati, minotauri ingentiliti infiammati di passione amorosa,voluttà debordante, lascivia e ingordigia.I suoi personaggi hanno assistito"alla caduta degli dei" ma conservano l'imprinting del mito più alto; i suoi "relitti umani" divorano con cupidigia, godono e si preparano all'atto unico,forse finale,dell'effusione amorosa,della totale consunzione carnale dell'individuo,del deliquio dei sensi nella sfrenatezza di un'avida passione.

Nel 1982 si trasferisce a Milano, dove nascono tematiche come "Comiso Park","Piazza della Vergogna","De l'Amour","Labirinto Verticale","Terromnia"...che troveranno spazi espositivi alla Fondazione Corrente, Fondazione Mudima,Galleria Jannone, Galleria Philippe Daverio, ed in fiere internazionali d'arte: Arte Fiera di Bologna,MiArt,Artexpo New York Coliseum, Art Basel, Arco Fiera di Madrid.

Nel 2002 la Fondazione Mudima, a cura di Philippe Daverio, organizza una mostraevento dal titolo “Terromnia”, dove vengono esposte per la prima volta le sculture e le opere più rappresentative di tutte le tematiche.La Mostra susciterà l'interesse di numerosi critici e personaggi che animano la vita culturale della città tra i quali, Gillo Dorfles, Alessandro Riva, Marco Meneguzzo, Liana Bortolon e Giovanni Quadrio Curzio.

Nel 2004 è stato ospite con le sue opere alla trasmissione Passepartout di Philippe Daverio su RAI 3 e nel 2005 un suo grande lavoro "Il gelato di Tariq"viene utilizzato per l'allestimento del set delle nove trasmissioni estive di Passepartout.

Nella Biennale di Venezia del 2005 Momò, con altri curatori, organizza il Progetto “Esserci al Padiglione Italia”, evento che ha voluto lanciare un messaggio alla Biennale puntualizzando che l’arte italiana è ammorbata da una volontà dominante
verso il crescente dilagare di uno sporco e corrotto mercato dell’arte.

Gli elementi e le radici della sua “Sicilitudine”, sono stati sottolineati con testi di Sciascia, Bufalino, Consolo, scrittori che lo hanno sostenuto nel suo viaggio creativo. Nell’opera di Momò, da Mario de Micheli a Giorgio Soavi, da Dentice a Testori,da
Philippe Daverio a Gillo Dorfles e Marco Meneguzzo sono state individuate le caratteristiche ed i canoni del grande e raro disegnatore satirico".


I fligli annunciano che chi volesse salutarlo per l'ulma volta può farlo mercoledì 5 ottobre, dalle 11 a fine giornata nella sua casa di Marsala.
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